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Santa Lucia (corpus domini)


Ora del Corpus domini. Già ricordata dal X secolo, la Chiesa attuale fu edificata dal Padovano Sante Benato.


CHIESA DI SANTA LUCIA
Aperta tutti i giorni fino alle 19, chiusa orario pranzo.

Ora del Corpus domini. Già ricordata dal X secolo, la Chiesa attuale fu edificata dal Padovano Sante Benato.
Facciata: è sobria ed elegante, con quattro solenni colonne di ordine composito, un timpano e un grande portale. Sulle porte laterali entro nicchie, le statue di San Pietro e di San Paolo di anonimo scultore del XVIII secolo.
Interno: ad una navata con presbiterio. Le pareti sono ripartite da semicolonne composite. Tra le opere più interessanti:
* Una serie di sculture di Santi della famiglia Bonazza (XVII sec);
* Un San Luca di Gian Battista Tiepolo;
* Incredulità di San Tommaso di Alessandro Varotari, Il Padovanino, la sua prima opera datata (1610), che mostra come già agli esordi l’abilità dell’artista.
* Arcone di destra Presentazione al tempio di Domenico Campagnola.
* Altare a destra, una piccola ma deliziosa Madonna del Sassoferrato

Opere in dettaglio; partendo da sinistra:
– All’interno di nicchie sono collocate le statue di San Pietro e San Paolo di Giovanni Bonazza e quella di San Bartolomeo del figlio, Antonio Bonazza. Le statue dei Santi Luca, Cristoforo, Matteo, Giovanni, Giuseppe sono invece opera di Antonio da Verona.
Sotto la cornice, piccoli riquadri recano su tela a monocromo con fondo oro i busti di dodici santi. Notevole il San Luca a sinistra del presbiterio, di Gian Batista Tiepolo, mentre le altre figure rappresentanti le figure dei Santi Marco, Giovanni, Matteo, Gregorio, Agostino, Gerolamo, Ambrogio, Prosdocimo, Antonio, Daniele, Giustina, sono di Giacomo Cettutti, il “Pittocchetto” databili intorno al 1778-40, opere che tuttavia non rispecchiano la personalità del pittore bresciano. Ariosa tipicamente settecentesca la volta che copre la navata.
– Primo arcone a sinistra: Incredulità di San Tommaso di Alessandro Varotari, Il Padovanino, la sua prima opera datata (1610), che mostra come già agli esordi l’abilità dell’artista.
– Secondo arcone a sinistra: una tela discreta con la rappresentazione di San Giuseppe e due altri Santi, del vicentino Antonio de Pieri detto lo Zoppo, della metà circa del XVIII secolo.
– Altare con gli angeli graziosissimi della cimasa che farebbero pensare ad un più diretto intervento della scuola di Antonio Bonazza.
– Un crocifisso ligneo colorito dal vero è datato e firmato dal padre di lui, Giovanni.
– Nel presbiterio, sul lato destro, Cristo risorto di Pittore anonimo del XVIII; dall’altro lato fa riscontro l’ultima comunione di Santa Lucia databile al XVII secolo. Sull’altare maggiore bassorilievo in marmo con i Santi patroni di Padova in atto di adorare il Santissimo (Sartori XX secolo)
– Arcone di destra Presentazione al tempio di Domenico Campagnola.
– Altare con una piccola Madonna del Sassoferrato
– Arcone con la Vergine e i Santi di Domenico Cerruti opera del 1778.

Civico 29-31, notevole casa tardo romanica che rileva la presenza di due abitazioni contigue distinte dal grosso pilastro di un portico comprendente l’uno tre, l’altro due arcate a pieno centro con due colonne su alti zoccoli di trachite. Gli archi si poggiano su peducci con mascheroncini, di pietra viva che si richiamano a quelli sotto il volto della corda all’ingresso del Salone. Il piano superiore ha subito parecchi infelici rimaneggiamenti.

Casa di Ezzelino (civ. 37-39): la fabbrica che risale all’origine al XII secolo, forma un’imponente mole, di cui è impossibile ricostruire la pianta originaria a causa dei continui rimaneggiamenti.
La fabbrica originale sembra risalire al XII secolo, ma l’immagine architettonica sembra essersi configurata per lo più intorno al XIII secolo, quando furono edificato anche i nuovi edifici comunali; con essi , infatti, vi sono parecchie analogie, evidenti ad esempio nelle forme delle bifore del piano superiore. Successivamente nel volto venne ricavato un mezzanino con arco ribassato, illuminato all’interno da una monofora ad arco trilobato, che si affacciava in via Santa Lucia, e da un trifora tardogotica con archi trilobati (metà XV sec.), che si affacciava invece in via Marsilio da Padova. Essa è sormontata da un elegante stemma in pietra di Nanto del XV secolo.
La casa subì un incendio nel 1760, dal 1794 al 1873 i locali sovrastanti al volto furono ridotti a sala teatrale capace di 400 posti. Sulla facciata del palazzo a destra del volto della Malvasia, lapide con medaglione in bronzo, a memoria del dr. Flavio Busonera della resistenza qui Barbaramente impiccato nel 1944.

Casa Dondi: sul volto di via Pietro d’Abano.
Dopo il volto di Via Pietro d’Abano, al numero 71-73 si notino le due case contigue di quello che fu il collegio Lambertino, istituito dal Medico Bresciano Girolamo Alberto Lamberti, nel 1509, a favore degli studenti bresciani e che durò fino al 1771.

 


ORATORIO DI SAN ROCCO

Via Santa Lucia, 20 Tel. 0498753981
Orari: mar-dom 9.30-12.30 / 15-19; chiuso lunedì
Ingresso: € 3; ridotto € 2; gratuito per i residenti nel comune di Padova
Tempo di visita: circa 15 minuti.

Nel 1525 ebbe inizio la costruzione dell’attuale edificio dell’oratorio costituito da due grandi aule sovrapposte collegate da una scala interna. L’aula superiore era un tempo affrescata; nella parte inferiore, che conserva ancora gli affreschi, fu posta sull’altare nel 1697 la pala con Madonna e Santi di Alessandro Maganza. La decorazione pittorica illustra la storia di San Rocco e si svolge sulle quattro pareti dell’Oratorio.
Artisti: Domenico Campagnola (1500-1564), Girolamo Tessari (1480-1561), Gualtiero Padovano e Stefano Dall’Arzere. Nel 1476 la confraternita di San Rocco acquisì un fabbricato per le riunioni del capitolo. Nel 1525 ebbe inizio la realizzazione dell’attuale edificio, costituito da due grandi aule sovrapposte, che ricevette la benedizione dal vescovo nel 1542. Nel 1697 venne posta nella sala inferiore la pala con la Madonna e i Santi di Alessandro Maganza.
Al piano superiore nella sala del Capitolo, si trovava il dossale dell’altare con le statue in stucco di San Rocco, fra santa Lucia e Santa Caterina e nell’attico in tre riquadri, bassorilievi raffiguranti il Padre e un’annunciazione opera attribuita prima a Sansovino poi a Tiziano Minio, ora ai musei civici. L’oratorio passò al comune nel 1525, che procedette a parecchi restauri tra gli anni 50 e 80. Il portale a due colonne con timpano e due finestre a tutto sesto caratterizzano la facciata. La decorazione pittorica si svolge su quattro pareti a partire da quella settentrionale a destra dell’altare. Un elegante fregio monocromo a grottesca orna una finta trabeazione posta sotto il soffitto e sorretta da finte colonne che dividono ciascun comparto.

Le opere sono di Domenico Campagnola, Stefano dall’Arzere e Girolamo dal Santo.
1. Preghiera dei genitori: Domenico Campagnola (1500-1564). I genitori di San Rocco che pregano perché il Signore conceda loro un figlio che diventi devoto cristiano sono trattate con plastica evidenza. In felice contrasto con i gialli, i viola e i rossi delle loro vesti, stanno i verdi e gli ocra del paesaggio di campagna che sembra essere il protagonista principale.
2. Nascita di San Rocco: eseguito nel 1525 da Girolamo Tessari detto Dal Santo (1480-1561)
3. Morte del padre di San Rocco e Distribuzione dei bei da Parte di San Rocco: Domenico Campagnola e Gualtiero Padovano
4. Visita agli appestati e Guarigione di un’appestata: Attribuiti al Gualtieri, si tratta della prima opera certa e in parte documentata del pittore attivo a Padova nella prima metà del XVI secolo. Secondo Mons. Bellinati, in realtà non si tratterebbe di un’appestata ma di un cardinale, come evidenzierebbe il mantello rosso.
5. Ritiro nel Bosco: Partito da Roma, raggiunse Piacenza dove si ammalò di peste; per non turbare la quiete degli altri malati non accettò di sottoporsi a cure e fu espulso dalla città
6. S. Rocco dinnanzi al pontefice: Nel riquadro, uno dei migliori del Gualtieri, mostra influssi tizianeschi acquisiti dal Campagnola, soprattutto nella rappresentazione architettonica. I secchioni barbuti, il papa e il maggiordomo ricordano il Tiziano; il giovane uomo col copricapo piumato ricorda Giorgine. I toni cromatici sono caldi ed intensi.
7. Visione dell’angelo e Sonno di San Rocco: Ammalato di peste, rifugiatosi nel bosco, prega Dio perché lo guarisca, e gli appare un angelo a confermargli che la sua richiesta è stata accolta. La figura di San Rocco è impostata in maniera rude e massiccia, quella dell’angelo è risolta secondo schemi manieristici, con un’eleganza in completo contrasto. Dopo il sonno il santo si risveglierà guarito. Sullo sfondo il pittore ha inserito un paesaggio padovano: dietro le mura ed i bastioni stanno la chiesa di Santa Giustina e la Basilica del Santo.
8. San Rocco è condotto in carcere: l’artista si è giovato del grande oculo dell’oratorio sfruttandolo sapientemente come elemento decorativo della torre con archeggiature lombarde.
9. San Rocco morente nel Carcere: curiosa la figura del carceriere a mezzo busto caratterizzato dall’espressione un po’ melensa che il pittore spesso attribuisce ai suoi personaggi.
10. Funerali di San Rocco: Variamente attribuito a Stefano Dall’Arzere (1540-1564 a Padova) e al Calcar (1499-1550). L’affascinante composizione mostra un gruppo di figure che stanno intorno al corpo del santo defunto. I loro volti sono segnati con caratteri così personali e pieni di incisività da farli ritenere dei ritratti. E’ pure evidente la predilezione per un abbigliamento di lusso, che utilizza cangianti velluti, completati da eleganti copricapo.

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