Mats Gustafsson

13 Settembre 2016 By Elena Bottin

La seconda parte di Centrodarte70, la rassegna con cui festeggiamo 70 anni di attività, si aprirà il prossimo 16 settembre con il concerto in solo di Mats Gustafsson, uno dei maggiori sassofonisti in attività (esclusiva italiana).

Mats Gustafsson è uno dei musicisti più importanti sulla scena musicale contemporanea, non solo quella legata al free jazz, ma anche quella delle ultime tendenze di ricerca elettronica e di sintesi tra rock e improvvisazione.
Attivo fin dai primi anni ’90, si è ritagliato un posto di rilievo alla testa di gruppi ormai imprescindibili quali The Thing (con Ingebright Håker Flaten e Paal Nilssen-Love) e Fire! (con Johan Berthling e Andreas Werliin), e al fianco di maestri storici del free jazz come Peter Brötzmann e Joe McPhee. Ascoltatore onnivoro e appassionato discaholic, ha frequentato diverse scene musicali, dalle collaborazioni avant rock con Thurston Moore e Sonic Youth, alle sperimentazioni elettroniche con Jim O’Rourke e Four Tet, fino al noise più estremo di Merzbow e Lasse Marhaug.
Specialista di tutta la famiglia dei sassofoni – dal prediletto baritono al tenore, dal basso al raro slide saxophone – ha sviluppato uno stile molto originale, basato principalmente sulla ricerca timbrica e ritmica e sempre caratterizzato da una potenza di emissione fuori dal comune, che ne ha fatto una delle voci strumentali più riconoscibili e influenti degli ultimi anni.
La performance solitaria non è per lui una novità, con numerose esibizioni in giro per il mondo e varie uscite discografiche, tra cui vale la pena ricordare l’antologico “Torturing The Saxophone”, che vanta una presentazione (poco lusinghiera ma molto ironica) del leggendario comic artist Robert Crumb, figura chiave della controcultura statunitense degli anni ’60.
Nel solo Gustafsson distilla senza filtri e compromessi le sue influenze e passioni: la dimensione astratta dell’improvvisazione più radicale e le reiterazioni ipnotiche di certo minimalismo, i potenti riff del garage rock e il fervente lirismo di Albert Ayler.
Il concerto di questa sera sarà un’occasione preziosa per ascoltare il lato più intimo e immediato di questo musicista, nello speciale contesto della Sala dei Giganti al Liviano, non solo suggestiva sul piano scenografico ma dotata di un’acustica strabiliante, in cui i sassofoni non amplificati di Gustafsson troveranno, ne siamo certi, una dimensione comunicativa ancora più diretta e coinvolgente.

(Nicola Negri)