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19 gennaio al Ghetto   
Pietre d’inciampo

Pietre d’inciampo


Nell'ambito delle iniziative del Giorno della Memoria, in zona Ghetto si è tenuta una cerimonia di commemorazione per il posizionamento delle pietre d'inciampo.


Martedì 19 gennaio alle ore 12 davanti al civico 9 di via San Martino e Solferino sono state posizionate le pietre d’inciampo create dall’artista Gunther Demnig a memoria di Eugenio Coen Sacerdoti e Amalia Dina, Oscar Coen e Gemma Bassani. Pochi minuti dopo e qualche metro più in là, al numero civico 30, un’altra pietra è stata posizionata a ricordo di Marcello Levi Minzi. Il progetto rientra nell’ambito delle iniziative che l’Amministrazione Comunale ha previsto per il Giorno della Memoria e per l’occasione erano presenti il sindaco di Padova Massimo Bitonci e il presidente della Comunità Ebraica Davide Romanin Jacur. Un assembramento consistente di cittadini, forze dell’ordine e gruppi storici si è raccolto intorno all’opera, per celebrarla degnamente. «Sono più di 500.000 ormai i piccoli monumenti che Demnig ha collocato con le sue mani a memoria delle vittime. Nel tempo si è venuto a costituire un immenso memoriale che allo stesso tempo è discreto e invasivo – spiega la presidente della Comunità Ebraica di Roma – discreto per la piccolezza di queste pietre, invasivo perché diventa un monito permanente contro la rimozione o la negazione della memoria in Italia. L’iniziativa è partita nel 2010 a Roma sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e si è presto estesa a molte altre città, qui a Padova l’anno scorso sono state collocate le prime otto pietre, un’iniziativa che ha subito trovato l’adesione e la collaborazione del Giardino dei Giusti del Comune di Padova, del Centro dell’Ateneo per la Storia della resistenza dell’età contemporanea e dell’Istituto Italo-tedesco. Questa è l’occasione giusta per ricostruire storie perdute o in gran parte dimenticate, non tutti i morti della Shoah hanno familiari che li ricordano ancora». Dietro il posizionamento di queste pietre c’è stato un lavoro di ricerca che è stato curato dal rabbino Alberto Sorlit che insieme ai ragazzi del Liceo Tito Livio ha scelto le letture che accompagneranno le opere. «Un contributo fondamentale – spiega Davide Romanin Jacur – è stato dato dalla dottoressa Francesca Contini D’Onofrio, direttrice degli Archivi di Stato che ha messo a disposizione nuovi documenti che sono stati esposti nel Museo della Padova ebraica. L’allestimento di questa piccola sezione sulla shoah padovana è stata affidata a Chiara e Simonetta». Secondo il sindaco Bitonci è assolutamente necessario ricordare le «vittime innocenti di una violenza orribile». «Noi siamo chiamati a vigilare – spiega – dopo la più odiosa tragedia del secolo scorso. Dobbiamo quotidianamente riscoprire e ribadire le nostre ragioni nell’essere comunità. I morti delle pietre erano padovani come lo siamo noi, erano membri della nostra comunità e contribuivano al progresso sociale in uno scambio reciproco con altri cittadini, scambio che una ideologia malata ha interrotto. La fede non deve richiamare l’odio ma il dialogo: le differenze di religione e cultura sono un’opportunità per arricchire il tessuto sociale della città». Le pietre d’inciampo servono a ricordare che il bene di ciascuno di noi non è possibile se non a condizione del bene di tutti noi come comunità di cittadini. «Queste iniziative – spiega Jacur – hanno un grande valore perché si rivolgono soprattutto ai giovani che devono farsi portatori della memoria di questi eventi. L’importanza della memoria è vedere anche nell’oggi quello che era ieri, i ragazzi delle scuole devono imparare la lezione da quello che è avvenuto. Oggi purtroppo il fanatismo è tornato tra noi, dobbiamo combatterlo. Sono le ideologie malate infatti che portano alla Shoah».

Camilla Bottin

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