



#TEMPOPRESENTE: MAGNIFICAT
Pubblicato il 8 Novembre 2022LUCILLA GIAGNONI Musiche di Paolo Pizzimenti
MAGNIFICAT
collaborazione al testo Maria Rosa Pantè musiche Paolo Pizzimenti luci e video Massimo Violato assistente alla messinscena Daniela Falconi organizzazione Elisa Zanino Produzione Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano Terra è Humus, da cui Homo; e non Donna che invece viene da Domina, signora, quasi a compensare con un titolo ciò che non è. O non è ancora.
Come non è che l’Homo conosca e pratichi l’Humilitas, l’Umiltà, l’essere in armonia con la Terra. Già… L’Umiltà era tra le prime parole di una preghiera / poesia antica: il “Magnificat”. “Magnificare è quel che col mio mestiere io posso fare – dice l’attrice/autrice – Sì, lo posso fare. Io posso incominciare a cambiare le parole”. Per invocare l’Armonia.
Io sono un’oca! inizia così lo spettacolo «Magnificat» di e con Lucilla Giagnoni, il terzo capitolo della sua «Trilogia dell’umanità» che intreccia riflessione, poesia e ironia.
L’incipit, che appare provocatorio e autoironico, svela subito il suo vero significato e la sua profondità. Il termine oca, associato a una donna, oggi non è certo un complimento, ma può diventarlo se si va a riscoprire l’antico significato simbolico dell’animale. Considerato il volatile che intermediava tra le persone e il mondo superiore, l’oca anticamente era molto venerata. Uccello solare, associato alla vita, alla creazione e alla rinascita, rappresentava la fertilità femminile, la maternità, il desiderio di «prendere il volo» e prendersi cura dei figli e del compagno. Eros, Dio dell’amore, si muoveva in sella a un’oca volante. Nell’antica Roma, le oche, sacre alla dea Giunone, vivevano sul Campidoglio e fu il loro starnazzare a segnalare ai Romani l’imminente attacco dei Galli. Simbolo della celebrazione del femminile, l’oca accompagna tutto lo spettacolo. È infatti il «Gioco dell’oca» a dettare il racconto.
L’attrice lancia i dadi e la sua pedina si muove sulle caselle che rappresentano la vita, con i momenti di fortuna che la fanno volare in avanti, e i bruschi arresti, che determinano cadute e passi indietro. I simboli del gioco danno voce a racconti, ispirati a testi che vanno da «La bella addormentata» di Perrault a «La coscienza di Zeno» di Italo Svevo, dal libro biblico della Sapienza alla Clitemnestra di Eschilo.
Solo se dalla Terra riemergerà il femminile ci sarà una possibilità per tutti di futura convivenza, non solo nella sopravvivenza, ma nella beatitudine e nella felicità. E il messaggio di speranza più bello: che la parte femminile e quella maschile del mondo possano riunirsi, collaborando insieme per il bene di tutti.

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