
La tigre di Verona
31 Marzo 2016Sandokan l’ho conosciuto attraverso la televisione, prima che sui libri, e per me ora ha in modo indelebile il volto di Kabir Bedi, eppure quei racconti esotici e caserecci al tempo stesso hanno formato il mio immaginario in modo fondamentale.
Per cent’anni l’opera di Emilio Salgari ha unificato l’Italia, nella lingua e nell’immaginario, più del suo contemporaneo De Amicis; i suoi 88 romanzi e racconti, ambientati in luoghi lontani ed esotici, hanno contribuito all’educazione dei giovani italiani più di quanto i suoi detrattori siano disposti ad ammettere, da vero precursore dell’industria culturale moderna.
Creatore e creatura, il capitano Salgari e il suo pirata, ricompaiono assieme, affratellati nello stesso paradigma, maturo, addirittura intellettuale, questa volta: l’amarezza per il valore sfortunato, la compassione per l’ingiusta irrisione dei contemporanei, la tenerezza verso l’immaginazione surriscaldata, la nostalgia per lo scarto insopportabile tra la realtà e l’avventura, lo stupore per una visione del mondo già multiculturale, anticolonialista e anticapitalista.
Questa domenica: DEL PERDUTO TESOR Scrigni di crêpes salate, alla veneta.