Il ventaglio

13 Marzo 2023 By Redazione

Pegno di due innamorati, vettore di desideri che trasforma le persone, è un piccolo oggetto, apparentemente innocuo ma capace di incrinare rapporti, ad essere al centro dell’ultimo capolavoro di Carlo Goldoni: Il ventaglio, l’opera-testamento che il grande commediografo ha scritto durante il suo esilio parigino sarà in scena al Ridotto del Teatro Verdi di Padova il 17 e il 18 marzo (ore 17.00) con gli allievi dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni.

È questo, infatti, il capolavoro che il regista Giuseppe Emiliani – che vanta a curriculum il record di regie di opere goldoniane, venti con Il ventaglio per l’esattezza – ha scelto per gli allievi del terzo anno della scuola dello Stabile del Veneto, nata dell’Accordo di Programma con la Regione Veneto per la realizzazione del Progetto Te.S.eO. Veneto – Teatro Scuola e Occupazione. Un cast di dieci attori protagonisti in un paese della periferia lombarda di ambientazione volutamente non settecentesca, ma caratterizzata dall’euforia del secondo dopoguerra. Ispirati ai canoni estetici del ‘900 non saranno infatti solo i costumi, ma l’intera interpretazione dello spettacolo. Come in un film del neorealismo italiano tutto è in bianco e nero, unica eccezione colorata sarà il ventaglio

 

Note di regia
di Giuseppe Emiliani
Nel 1762, al culmine di una crisi che è insieme professionale e artistica, Goldoni lascia Venezia per un contratto biennale alla Comédie Italienne di Parigi. L’impresa non è facile: attori diffidenti, pubblico indifferente, un contesto completamente diverso da quello in cui è nato il suo teatro. Dall’esigenza di incontrare il gusto dei francesi nasce Il ventaglio, una commedia agile e festosa, al cui centro non sta un personaggio, ma un oggetto: un ventaglio, pegno di due innamorati, la cui perdita scatena un divertente gioco scenico orchestrato con magistrale perizia.
La commedia, scritta nel 1764 da Goldoni durante il suo “esilio” parigino, sembra essere il suo testo-testamento come La Tempesta per Shakespeare o I Giganti della montagna per Pirandello, un “messaggio in bottiglia” che l’autore intende inviare alla propria patria. Una commedia corale, un affresco di una collettività colta nella sua vita quotidiana, nelle sue segrete tensioni.
Motore di tutta la vicenda è un ventaglio, un piccolo oggetto dall’aria innocua capace invece di incrinare rapporti, insinuare dubbi e scatenare vere e proprie crisi. Il ventaglio, che passa di mano in mano, sembra un oggetto magico, un vettore di desideri che trasforma le persone.
Seguendo il suo tragitto impazzito si finisce per assistere a una tempesta emotiva, un temporale sentimentale, che coinvolge tutti i personaggi e che si materializza sul palco come vento che arriva all’improvviso a sconvolgere ma allo stesso tempo a risistemare ogni cosa.
In questa commedia, dominata da un realismo disincantato, Goldoni non formula utopie, non propone riforme sociali, non sogna una umanità felice. Lascia parlare la vita: sentimenti quali paura, malizia, invidia e gelosia prevalgono spesso sul buon senso e sulla fiducia. Assistiamo a un affresco di una società ormai logora e decaduta, pervasa da inquietudine e malinconia, che si appresta a vivere grandi cambiamenti.