Gian Antonio Stella e i migranti

2 Aprile 2016

Questi “nuovi” cittadini hanno raccontato le loro difficoltà nell’integrarsi perché non sono solo braccia, ma cuore e anima, persone con un loro vissuto, capaci di offrire un contributo culturale alla comunità padovana. A queste persone non manca la voglia di far parte della collettività, si chiede però che vengano riconosciuti pari diritti in quanto fanno il loro dovere di cittadini. Secondo Egi Cenolli, nata in Albania e presidente della Commissione per la rappresentanza delle Cittadine e i Cittadini Stranieri di Padova, il libro che Gian Antonio Stella ha scritto ancora nel 2003, dal titolo “L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi”, è un’opera meravigliosa e utilissima per capire la Storia ed interpretare con umanità e giustizia, cervello e cuore, il fenomeno migratorio del nostro tempo. Basta pensare che a Padova sono più di 30 mila i cittadini di origine straniera: seconde generazioni, lavoratori, imprenditori, famiglie, bambine e bambini che crescono parlando il dialetto padovano e dimostrano quanta energia e positività abbia portato l’emigrazione. «Il principio di libertà di migrazione» spiega Gian Antonio Stella «è un diritto naturale che deve venire assolutamente riconosciuto. Infatti ogni persona ha il diritto di cercare di migliorare la propria vita e di realizzarsi al meglio delle proprie possibilità. Una volta questo concetto era radicato nella cultura italiana tanto da finire in una sorta di breviario del 1957 dal titolo “Enciclopedia della polizia” di Luigi Salerno ad uso degli ufficiali e degli sottoufficiali della pubblica sicurezza dei carabinieri, degli agenti di Polizia, della Guardia di Finanza, degli avvocati, dei sindaci e dei segretari comunali. Perché questo concetto era valevole solo per gli italiani che se ne andavano e non per i “nuovi” migranti? Il fenomeno dell’immigrazione è un concetto storico governato da leggi arcane, i legislatori dei vari paesi non possono sopprimerlo. Quando uno Stato è colpito da impotenza senile, i migranti portano nuove forze. Voler sopprimere questo processo è come voler sopprimere l’amplesso, è l’ambiente che regola poi il via vai di persone. Nel 1909 una delle più grandi giornaliste di tutti i tempi voleva fare un reportage sugli italiani in America e ha chiesto alle scuole del Massachusset di fare una stima. Le autorità scolastiche hanno risposto che nel paese erano tutti americani e non desideravano incoraggiare alcuna ricerca tendente a differenziare gli americani di una discendenza da quelli di un’altra. L’America aveva capito il concetto chiave: era la scuola che faceva dei nuovi arrivati dei cittadini. Solo chi si sente parte integrante di una patria poi lavora e la difende al meglio delle sue possibilità». Non è mancato un intervento molto efficace dell’ex assessore Alessandra Brunetti che ha esordito con “C’era una volta Padova”.

Camilla Bottin