Maniglia della prospettiva totale – Dusty Eye

31 Agosto 2015

In reazione alla passività culturale di questo momento, in cui l’arte italiana, sempre meno rappresentata, sembra interessare a pochi, si aprono scenari di anomala libertà, cadono vincoli convenzionali, e ad occupare spazi con progetti irriverenti ritroviamo i DustyEye, collettivo padovano formatosi nel 2010. Con la “Maniglia della prospettiva totale” esplorano il legame fra arte e scienza con la cifra che fin dagli esordi li caratterizza: provocazione + ironia. In luoghi convenzionali, come l’Hula Hoop Club di Roma e non, tra cui una briccola nel cuore della laguna veneziana, fuori da circuiti prestabiliti, il collettivo ha installato, principalmente su tronchi segati di albero (per non recare danno all’ambiente) dei pannelli in forex con il testo riportato sopra e una maniglia in metallo. Una maniglia, cui ognuno si può attaccare, cui ci si può aggrappare, per accedere ad un’esperienza totale: la corsa verso l’Entropia, attraversando l’infinito, per andare oltre il reale, per poter immaginare altro, per inventarsi un futuro. Con ironia e quell’intuizione artistica che permette di entrare direttamente in dialogo con l’altro, utilizzando l’arte come “vettore” di conoscenza di sé, i DustyEye resistono alla passività del presente, e lanciano “un gancio” al futuro.
Un lavoro, quello del collettivo, che si fonda sull’intuizione come modo di vivere, non come mistero da chiarire con un’analisi razionale. Un’esperienza quella della “Maniglia della prospettiva totale” che partendo dal concetto scientifico di Entropia (introdotto agli inizi del XIX secolo, in termodinamica, per descrivere una caratteristica di tutti i sistemi allora conosciuti, nei quali si osservava che le trasformazioni avvenivano spontaneamente in una direzione sola, quella verso il maggior disordine) pone l’altro davanti ad un’esperienza che diviene “mistica”: di fronte all’installazione si decide di lasciarsi andare per un attimo, aprirsi all’inesplorato verso il disordine. In tempi d’iper-rappresentatività di sé, i DustyEye, non solo agiscono in collettivo, ma accompagnano le affissioni delle installazioni indossando delle maschere come alterego. In seguito alle loro prime esposizioni, dopo alcune esperienze, che hanno dato agli artisti la piacevole possibilità di accedere a spazi espositivi istituzionali, convenzionali e ad ambienti strutturati, i DustyEye si sono ritrovati a considerare il loro percorso artistico sempre più un “Lavoro”, e per questo han deciso di ritornare sui propri passi, ritornare sulla strada, in cammino, per mantenere lo spirito con cui sono nati, quello irriverente e corsaro. Le installazioni sfuggono alla vista di un osservatore distratto, ma chi avrà la voglia e lo spirito giusti potrà cercarle e ritrovarle. Sulla pagina facebook del progetto artistico trovate le coordinate per raggiungerle con le mappe di Google: DustyEye o sul sito www.DustyEye.com, attualmente le maniglie sono state collocate a Roma, Ciampino, Venezia, Selvazzano (PD).

Il progetto artistico dei DustyEye ha suscitato l’attenzione di interlocutori importanti nel mondo della scienza come Scientificast.it (gemellato con Avamposto42, il sito su cui abbiamo seguito Samantha Cristoforetti) che ha riportato la notizia delle installazioni. Ironia per andare oltre. Irriverenza per arrivare da un apparente ordine al caos, in un viaggio d’andata e ritorno, nel segno provocatorio dei DustyEye.

Biografia Dusty Eye: i pirati della cultura pop

Prendete qualcosa di nuovo, fresco, giovane e irriverente, applicate questo tipo di magica miscela ad una foto come una patina invisibile, un gusto ipnotizzante, e avrete quello che i Dusty Eye ottengono con il loro approccio alla fotografia, illustrazioni, grafica, film: cultura pop. Fondati dai padovani Jacopo Masini, Iva Zaka e Matteo Bertolini nel 2010, cui si sono aggiunti negli anni nuovi elementi, anche di provenienza romana, i Dusty Eye sono una banda, un gruppo di artisti che prendono le regole e le frantumano. Potete chiamarli Defenders of Anarchy. Quello che fanno realmente è di appropriarsi del Gotico, del Gusto Pop, dell’Urban per celebrare un modo diverso di fotografare, nella fotografia. Nell’arte in senso ampio usano ironia e provocazione per scardinare le strutture predefinite. I Dusty Eye non vogliono dare un messaggio o spiegare qualcosa, a loro non piace suggerirvi miglioramenti per voi o il vostro mondo, offrono solamente un diverso sguardo verso tutte quello che ci si può lasciare alle spalle. Per tutti queste ragioni sono artisti e come artisti sono pronti a saccheggiare e cambiare, provocare e combattere con un bianco sorriso in volto. Abbiamo bisogno di loro perché rivelano ai nostri occhi qualcosa di veramente diverso, attraverso il prisma della loro arte sono in grado di proporre una rivoluzione pacifica, perchè un modo diverso di vivere è possibile e benvenuto.