Ariela Böhm. La forma del pensiero
1 Febbraio 2016L’attività artistica di Ariela Böhm, alla quale l’Assessorato alla Cultura dedica una personale dal titolo “Ariela Böhm. La forma del pensiero” è ispirata alla storia del pensiero umano. Infatti la metodologia di ricerca espressiva di Ariela Böhm narra la storia, l’evoluzione umana, nel suo farsi, nel suo farsi cultura e nella storia del sé, nei percorsi personali, intrecciati, indistinguibili e al tempo stesso unici.
Dal generale al particolare e poi di nuovo all’indietro, tracciando strade polisemantiche di conoscenza, percorse da chi, interpretando trasforma e trasformando ricrea.
Mediante un sapiente gioco di riflessioni e di rifrazioni su vetro e altri materiali trasparenti, l’artista tenta di accostarsi all’arte per eccellenza, la facoltà creativa del pensiero, la cui prossimità con l’elemento luminoso e con l’ombra ostacolatrice è retaggio ancestrale. I testi, emergendo da una matrice naturale, creano un dialogo che ne rispetta le leggi ed i meccanismi. Dal loro dialogo nasce la metafora che descrive il paesaggio interiore. La scelta di un materiale plasmabile, che nasce morbido, diventa fragile e consente un’alta definizione, racconta il desiderio di traducibilità dei sistemi complessi.
L’uso di un materiale trasparente, deposto sulla superficie interna di una lastra di vetro, permette, concentrando la luce che lo attraversa, di proiettare sulla superficie sottostante, un’ombra paradossalmente più luminosa del fondo su cui è proiettata. Da qui la scelta dell’ossimorico nome “ombre di luce” per questa tecnica che permette effettivamente di dipingere con la luce.
Il percorso espositivo della mostra allestita in Galleria Cavour, affidato alla curatela di Marina Bakos, vuole mettere in luce una ricerca espressiva sostentata da una scientificità consapevole e radicata, che è la caratteristica del suo percorso artistico, polisemantico e affatto scontato. Böhm, affidandosi all’uso combinato di materiali fra i più diversificati (la ceramica e il bronzo, ma anche stucco, alluminio e silicone), il cui dialogo costante apre a sperimentazioni ardite, delinea “tele in cui il pensiero si impiglia”, gioca con stratificazioni di sottile raffinata metafora e continui rimandi a paesaggi interiori.
Nella produzione di Ariela Böhm artista e scienziata condividono un’analisi attenta e circostanziata dei fenomeni naturali nonché una ricerca primaria della struttura stessa. Ma, travalicando il mero dato scientifico e attraverso un’operazione alchemica di trasfigurazione della materia, Böhm partecipa direttamente al potere creativo della natura la quale, arricchita di emozione e mistero, diviene il fulcro della sua arte.