Riscoprire l’Egitto di Giovanni Battista Belzoni

28 Agosto 2017 By Elena Bottin

Al padovano Giovanni Battista Belzoni (1778-1823) è indissolubilmente legata la scoperta dell’Egitto faraonico e la nascita dell’egittologia. Nel reading Sulle rive del Medoacus – G.B. Belzoni, una vita incredibile, a cura di Teatri OFF Padova, Pierantonio Rizzato leggerà brani del grande esploratore, cui s’ispirò il regista George Lucas nel dar vita all’Indiana Jones dei Predatori dell’arca perduta; accompagnamento musicale di Paolo Valentini. Introduzione di Francesca Veronese, Musei Civici di Padova – Museo Archeologico.

Nato nel borgo del Portello, formatosi a Roma e poi in Olanda, dove si dedica a studi di idraulica, a 23 anni Belzoni giunge in Inghilterra dove inizia una “carriera” in ambiente teatrale: grazie al suo fisico prestante (era alto più di due metri) viene scritturato al Sadler’s Well Theatre per interpretare il ruolo di Sansone Patagonico, in un numero che prevedeva il sollevamento su di sé di una “piramide umana” di undici persone. Gli spettacoli si concludevano con giochi d’acqua di sua invenzione. Nel 1815 approda ad Alessandria d’Egitto in qualità di esperto di idraulica, rispondendo a una richiesta del pascià dell’Egitto, che cercava un europeo in grado di progettare una macchina idraulica per irrigare i campi. Nel corso dei viaggi in Egitto lungo il Nilo, di cui ricorrono i duecento anni, effettua delle scoperte eccezionali, a cominciare dal disseppellimento del tempio roccioso di Abu Simbel; ma sono da ricondurre a Belzoni anche gli scavi nel tempio di Karnak, la scoperta della tomba di Seti I, padre di Ramses II, l’ingresso nella piramide di Chefren, allora ritenuta priva di varchi di accesso; e ancora la scoperta della città di Berenice, sul Mar Rosso. A Belzoni si deve poi il trasporto in Inghilterra di reperti straordinari, quali il busto colossale del giovane Memnone – in realtà di Ramses II, dal peso di circa 7 tonnellate – e l’obelisco di File, alto circa 7 metri.

Anche il Museo Archeologico cittadino offre l’opportunità di ripercorrere le sue imprese, con la visita alla collezione egizia, costituita da circa centottanta reperti, pervenuti al Museo a partire dal XIX secolo e integrati da tredici reperti del Museo Egizio di Torino in deposito dal 1982, che annovera al suo interno alcuni pregevoli oggetti donati alla città dall’esploratore.
Tra questi le due grandi statue in diorite raffiguranti la dea Sekhmet, a testa leonina, rinvenute da Belzoni nel corso degli scavi dell’antica Tebe e donate nel marzo 1819 alla sua città natale. Importanti sono poi alcuni papiri in aramaico, i primi di questo tipo a essere giunti in Europa. In Museo sono presenti anche un piccolo fondo di reperti dell’Egitto cristiano e una statuetta risalente al IV millennio a.C. proveniente dal Vicino Oriente Antico.
Accompagna la rassegna una guida con schede di approfondimento su luoghi e personaggi al centro di questa edizione dei Notturni d’Arte (costo euro 4; in omaggio guida dei Notturni d’Arte 2016 fino ad esaurimento scorte).