La religione secondo Darwin

9 Dicembre 2013

A proposito delle posizioni di Darwin in materia religiosa è stato detto molto: c’è chi lo ha definito ateo, chi ne ha fatto un più cauto agnostico, in ogni caso lo si è letto come un libero pensatore. Etichettare le opinioni filosofiche e religiose del naturalista inglese non è cosa semplice, viste anche le ambiguità linguistiche sottese al discorso evolutivo, ambiguità alle quali lo stesso Darwin non riesce a sottrarsi. Telmo Pievani ha selezionato e raccolto in volume parte della fitta corrispondenza che Darwin intratteneva con familiari, amici e colleghi in tutto il mondo.

E’ proprio quando tocca il tema della sofferenza, in riferimento principalmente alle vicende luttuose che tormentarono la sua famiglia, che il naturalista britannico affronta questioni religiose. Queste vengono estese anche alla riflessione sulle scienze naturali e sul concetto di evoluzione: come può un Dio al contempo onnipotente e buono operare per il mezzo di processi che implicano una tale quantità di sofferenza, di crudeltà, di ingiustizia e di spreco? E soprattutto, come può un sommo architetto dotato di intelligenza e di preveggenza sopportare che la storia naturale sia così radicalmente influenzata da circostanze casuali, da svolte impreviste, da eventi accidentali? Sebbene fondato su un impianto teorico nuovo, il problema sembra essere quello classico: l’impossibilità di una vera giustificazione del male.

Le “Lettere sulla religione” non forniranno etichette filosofiche da apporre alle ricerche naturalistiche di Darwin, ma permetteranno al lettore di costruirsi un’idea chiara e obiettiva sulla qualità del discorso evoluzionista rispetto alle tematiche religiose. Un discorso talvolta ironico, eppure rispettoso, ma soprattutto pregno di scetticismo rispetto all’eventualità che il corso della storia naturale sia orientato da un artefice intelligente.