Le voci di dentro con Servillo al Teatro Verdi

5 Marzo 2014

I sogni, «voci di dentro» che prorompono nella realtà, squarciando quel triste velo del dopoguerra italiano, con una caterva di sedie accatastate, lascito di un padre ex apparatore di feste, ormai in crisi permanente, diventano i protagonisti della commedia di Eduardo De Filippo diretta e interpretata da Toni Servillo: tutti i personaggi, dal primo all’ultimo, immaginano situazioni surreali sanguinose (dalla cameriera, la perfetta Chiara Baffo alla zia Rosa, interpretata da una puntigliosa Betti Pedrazzi, per concludere con il portiere Marcello Romolo, che rievoca la gioventù in cui il mondo onirico pareva un’«operetta»). A spezzare la tranquillità quotidiana della famiglia Cimmaruta è l’intervento del vicino Alberto Saporito, un Toni Servillo dalla teatralità dirompente, con mille vezzi, accompagnato da una spalla, il fratello in scena e nella realtà Peppe Servillo, il quale, con le sue illazioni, rende il sangue sognato sul bianco della stanza, composta da un semplice tavolo, due sedie e un mobile da cucina, incredibilmente reale: l’accusa dell’omicidio dell’amico Aniello mette in scena un meccanismo perverso in cui ognuno sospetta del suo vicino, in una disgregazione del vincolo di comunità. In questa «crisi del valori» l’abilità quasi guittonesca di Servillo si trasforma in una moratoria finale asciutta, quasi fredda: lui il fatto se l’è sognato, ma questo non toglie la desolazione nell’essersi fatto complice di un disvelamento della reale natura dei rapporti familiari, inesistenti. Non resta che addormentarsi: il sonno che apre e chiude questa «farsa nera» dai toni popolari riesce a stendere un velo pietoso sull’ipocrisia di Carlo, il fratello di Alberto, spione e mangione. La soluzione sembra essere quella proposta dallo Zi’Nicola, immerso in un mutismo senza requie, con la sua estraneità allo schifo del mondo: da lui solo i fuochi d’artificio si hanno da morto.
In questa piattaforma aggettante che porta gli attori a porsi direttamente in primo piano rispetto al pubblico, il cast, formato da attori napoletani della vecchia e nuova generazione, crea una scultura teatrale di arte povera che sa farsi fantasia onirica e verga dei sentimenti reali.
In un Teatro Verdi senza un solo posto vuoto, con un incredibile controllo da parte degli addetti, Toni Servillo ha salutato il suo pubblico con grande gioia: «Delle volte la vita è bella – ha commentato, in seguito alla recente assegnazione del Premio Oscar a ‘La Grande Bellezza’ di Sorrentino in cui interpreta la parte dell’attore protagonista – sa premiare gli sforzi quotidiani di un mestiere che richiede grande dedizione e passione. E che i festeggiamenti avvengano in occasione della centocinquantesima replica di ‘Le voci di dentro’ in un teatro pieno non può che rendermi felice. Ora ho in mente solo di riposare, sono stanco morto, sono arrivato a Venezia alle una dopo la cerimonia a Los Angeles e ho subito iniziato a provare. Al Verdi ci sarò fino a domenica». Non tardano ad arrivare anche i ringraziamenti del Presidente del Teatro Verdi Angelo Tabaro: «Siamo particolarmente grati a Toni, anche a nome del pubblico padovano, di aver voluto rispettare l’appuntamento con il Teatro Verdi. L’Oscar al film interpretato da Servillo – un attore che esprime il suo eccezionale talento sul grande schermo come sul palcoscenico – è un riconoscimento che dà energia e slancio a tutto il mondo dello spettacolo italiano di qualità, dimostrando, ancora una volta, come il nostro Paese sia ricco di potenzialità straordinarie che è compito di tutti noi contribuire a individuare e valorizzare».

Camilla Bottin