In fuga dal Senato con Dario Fo

14 Gennaio 2014

Il gioco di forza che ha portato Franca Rame a definirsi nel suo libro ‘In fuga dal Senato’ una «raccola», ovvero una di quelle raganelle che cantano senza sosta, con grida e strepiti, per attirare l’attenzione su una politica che non sempre riesce a venire incontro alle aspettative, è emerso nuovamente nel corso dello spettacolo che Dario Fo, presenza scenica gigante, ha portato domenica 12 gennaio al Gran Teatro Geox: «non mi sono di certo affidato a baluba – spiega il Premio Nobel – la denuncia della situazione della cripta della Cappella degli Scrovegni, tesoro inestimabile della Città di Padova, si fonda sul riscontro di studiosi comprovati». Lo spirito del testo presentato, una denuncia sull’indifferenza in cui versano il Parlamento e il Governo italiano nei confronti dei reali problemi del Paese, è mordace, ricorda le condizioni di una «ragazza di diciotto anni che va in sposa a un vecchio catarroso che non ama»: le parole di Franca, deceduta l’anno scorso, attraversano due anni di permanenza al Senato, un’esperienza dolorosa nel «frigorifero dei sentimenti» fatta rivivere con ardore dai giovani attori Maria Chiara Di Marco, Roberta De Stefano e Jacopo Zerbo. Dario Fo non si smentisce: nel ricordare la sua Franca si racconta e scherza, riesce a tenere viva l’attenzione per tre ore, con uno spettacolo di teatro civile che lascia senza parole. Al di là della «barchetta ormeggiata nell’acqua alta della cripta Scrovegni», ci sono anche momenti seri, quando l’intellettuale ricorda il suo «semiomonimo» – così come lo chiama – Arnoldo Foà, scomparso proprio domenica stessa: «Parlavamo sempre di realizzare qualcosa insieme – spiega l’attore – poi non s’è riuscito più a fare nulla per i troppi impegni, ma la stima reciproca era massima». Poco dopo l’inizio dello spettacolo Fo ha invitato il pubblico più distante a sedersi sul palco: ad eccezione di uno spazio centrale vuoto, riservato alla sua persona, un centinaio di persone hanno risposto alla richiesta accoccolandosi l’uno sull’altro per terra, con lo sguardo levato all’uomo che, nonostante i suoi 87 anni, sa essere protagonista indiscusso della vita culturale italiana. Non viene a mancare nemmeno uno sguardo sull’arte: presentando alla platea i suoi dipinti meravigliosi e ricchi di colori Fo riesce a trovare delle parole per gli immigrati clandestini che sbarcano a Lampedusa in condizioni disperate, per gli operai che muoiono costantemente per la poca sicurezza sul lavoro – tema molto caro a Franca – la mafia e infine la moglie che in sella a una bicicletta se ne va verso il cielo, copertina del libro edito da Chiarelettere. Con la sua gestualità fatta anche di borbottii, onomatopee e rimbotti il Premio Nobel ha saputo conquistarsi la scena affollatissima del Gran Teatro Geox, un’esperienza quasi mistica.

Camilla Bottin