Elio e le Storie Tese al Pride Village

4 Luglio 2014 By Elena Bottin

«Vogliamo Mangoni» così s’esprime il pubblico del Padova Pride Village: a niente vale l’intercessione canora di Elio, l’attenzione è rivolta interamente all’Architetto che, entrando in scena con le costumistiche più svariate, da sexy bomb a pappone strafatto di cocaina fino a un Elvis in versione «grease»: eppure il cantante prende in mano la situazione, con «Il rock ‘n roll» domina l’importunatore, è il cavaliere del Panino. Va incitato per le sue Grandi Gesta, alla fine con “Tapparella” s’urla a voce spiegata “Forza Panino!”: Faso, con i suoi assoli al basso e Chris, il batterista ironicamente definito “l’Extracomunitario” per le sue origini svizzere, solo a reggere la tensione in un momento «neverending», interminabile come il titolo del tour in giro per l’Italia, s’accompagnano alla bella voce di Paola Folli, un’«Elia» aggiunta che dimostra grande personalità, alle tastiere di Rocco Tanica e di Uomo e alla chitarra di Cesareo. Non è un concerto «mononota», si susseguono estratti dall’ultimo album, “L’album biango”, a tormentoni come “Parco Sempione” e “Servo della gleba”. Con il tema dominante nel vestiario dei quadretti, il gruppo porta a Padova una miscela esplosiva di ironia, un vero e proprio show fatto di entrate e uscite, di non sense e di grande affiatamento con il pubblico che li conosce, che sa cosa chiedere. L’affiatamento tra Elio e Paola alla voce fa sperare in una collaborazione continua: lei, con la sua grazia, riesce a stemperare certi cinismi del cantante e a dare un’idea di swing, con il sorriso sempre sulle labbra. Elio nel frattempo, si serve di piatti da suonare con la testa in avanti e la bacchetta all’indietro, dà il tempo come se fosse un’«Heavy Samba». Il pubblico gode e chiede a gran voce, una volta uscito il gruppo, «Tapparella»: si conclude così un momento di rara simpatia tutta italiana, con una band che ha fatto dell’ironia la sua cifra stilistica.

Camilla Bottin

elio