Enrico IV – Recensione

27 Novembre 2015 By Elena Bottin

Franco Branciaroli, interprete e regista, porta per quattro giorni di fila, dal 25 al 29 novembre, l”Enrico IV” di Pirandello al Teatro Verdi. La scena si apre su gigantografie del sovrano, in veste di cavaliere in sella ad un equino, ma veniamo a sapere dai convitati in abiti moderni, giunti a palazzo con una macchina che scorre su un nastro trasportatore, che in realtà Enrico IV è una maschera che è rimasta “appiccicata” al suo protagonista in seguito a una caduta durante una sfilata storica. I ritratti sagomati in oro che appaiono sullo sfondo sono quelli di Enrico IV e Matilde di Toscana, i due giovani mascherati che il destino ha diviso. Il dialogo che coinvolge la nuova famiglia (Matilde, l’amante e la figlia) e un dottore ha come scopo quello di guarire l’ammalato tramite uno shock: l’atto di porre un ritratto vivo di Matilde vent’anni dopo, come se il tempo non fosse passato, vorrebbe indurre in Enrico IV la coscienza della sua pazzia. Il contrasto tra la madre bionda e la figlia mora, identiche nella gioventù, viene accennato nel discorso del sovrano che appare in scena vestito di rosso con la corona in testa. Questo accenno di lucidità viene subito evidenziato, Enrico che ha alle sue dipendenze quattro scudieri in abiti medievali, in realtà è rientrato in sè. Ma chi è il vero pazzo, chi lo è realmente o chi accetta una situazione immaginaria pur di sfuggire dalla realtà? La sospensione temporale in cui siamo immersi durante l’intero dramma, con gli ospiti che impersonano personaggi storici per interloquire con Enrico IV, è accellerata alla fine dalla rivelazione dell’ultimo atto. Franco Branciaroli, gigante della recitazione, si muove sul palco con sicurezza, come se la coscienza interna che lo porta a fingere pazzia lo guidasse in veste di nume tutelare. La lotta tra il Papato e l’Impero, vissuta dal reale storico, viene accentuata con i richiami ai nemici: il rivale in amore, vestito da monaco benedettino, viene scambiato con Pier Damiani, una figura ostile. L’ira di Branciaroli, uomo di grande presenza, si impone nell’ultimo atto con la stoccata finale. Si chiude un ciclo durato vent’anni, cade ogni falsità, le persone che compaiono davanti ad Enrico appaiono come bambocci. Il cast scelto da Branciaroli si è dimostrato all’altezza e le scene e i costumi di Margherita Palli sono meravigliosi a vedersi.

Camilla Bottin