Chi ha paura di Virginia Woolf – Recensione
18 Marzo 2016Questa sciocca filastrocca, che fa il verso al “lupo cattivo”, è un intercalare continuo tra i dialoghi di due coppie, una di mezza età e una più giovane, che si trovano in tarda notte a confrontarsi sui fallimenti che si celano dietro a matrimoni che sono partiti con le migliori premesse. La scena si presenta agli spettatori spoglia ed essenziale, con due divanetti su cui i protagonisti si siedono, parlano e si attaccano continuamente, in un continuo gioco di distruzione dell’altro, come se fossero sul lettino dello psicologo nella fase della rabbia libera, potente. I rimpianti sono numerosi, le due coppie si confrontano quasi a specchio, come se tra esse ci fosse solo l’età a separarle. Un rimando al garbuglio incontrollato della psiche proviene dal quadro appeso in alto: lo stesso George afferma che quel groviglio di emozioni colorate rappresenta l’animo di Martha, a tratti petulante, a tratti cattiva, sempre insoddisfatta del marito che disprezza profondamente. Unico rifugio sicuro sembra essere il piano bar illuminato che ospita l’andirivieni delle insicurezze del gruppo che per soffocarle buttano giù alcool, un bicchiere dopo l’altro. La stanza, fatta di strisce blu sottili appese al soffitto, chiude i protagonisti in un sistema ermetico in cui non può che avvenire entropia sotto forma di invettive taglienti. Appena vi escono sembra non esserci più vita, gli attori stanno in piedi immobili o distesi a terra inermi. In questa “capsula” vengono svelate poco per volta le crepe dei due matrimoni e alla fine una maggiore consapevolezza sembra quasi essere d’aiuto, dare un attimo di sollievo ai protagonisti. La coppia principale, ovvero quella di George e Martha, interpretata dal regista Arturo Cirillo e dalla fisica Milvia Marigliano, vive di istinti, di giochi di parole che cambiano regole ad ogni secondo fino ad arrivare a intenti sadici. Maltrattiamo gli ospiti afferma George, inventando una storia che usa informazioni riservate per colpire al cuore gli altri. Nick, ovvero Edoardo Ribatto, è adatto al ruolo: bello, muscoloso e incredibilmente arrivista. Sua moglie, la fragile Honey, interpretata da Valentina Picello, continua a bere e a vomitare, in preda a isterie che l’hanno portata a sposarsi. Lo spettacolo nell’insieme è profondo, intenso: il pubblico si sente partecipe, sembra quasi di osservare da uno spioncino la vita famigliare di tante coppie insoddisfatte da quello che ha offerto loro la vita.
Camilla Bottin