



Le fenice o Medea
Pubblicato il 23 Febbraio 2018Dopo aver aiutato il marito Giasone e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro, Medea si è trasferita a vivere a Corinto, insieme al consorte ed ai due figli, abbandonando il padre per seguire il marito. Dopo alcuni anni però Giasone decide di ripudiare Medea per sposare Glauce, la figlia di Creonte, re di Corinto. Questo infatti gli darebbe diritto di successione al trono.
La donna si lamenta col coro delle donne corinzie in modo disperato e furioso, scagliando maledizioni sulla casa reale, tanto che il re Creonte, sospettando una possibile vendetta, le intima di lasciare la città. Nascondendo con abilità i propri sentimenti, però, Medea resta ancora un giorno, che le servirà per attuare il proprio piano. Giasone si reca da Medea, che gli rinfaccia tutta la sua ipocrisia e la mancanza di coraggio, ma Giasone sa opporre solo banali ragioni di convenienza. Di fronte all’indifferenza del marito, la donna attua la sua vendetta.
Innanzitutto ottiene dal re di Atene Egeo (di passaggio per Corinto) la promessa di ospitarla nella propria città, offrendo di mettere al suo servizio le proprie arti magiche per dargli un figlio, poi, fingendosi rassegnata, manda in dono alla futura sposa di Giasone una ghirlanda e una veste avvelenata. La ragazza, indossatele, muore tra atroci tormenti poiché viene bruciata da un rivolo di fuoco che scendeva dalla ghirlanda e scarnificata dalla veste stessa e la stessa sorte tocca a Creonte, accorso per aiutarla. Tale scena è raccontata da un messaggero. A quel punto Giasone accorre per salvare almeno la sua prole, ma appare Medea sul carro alato del dio Sole,[5] che gli mostra i cadaveri dei figli che ella, pur straziata nel cuore, ha ucciso, privando così Giasone di una discendenza. Alla fine la donna vola[6] verso Atene lasciando il marito a maledirla, distrutto dal dolore.

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