I Rusteghi
18 Luglio 2014I rusteghi costituisce uno dei vertici assoluti della drammaturgia goldoniana. “Rusteghi” sono esseri burberi e irosi, esempio estremo di come l’uomo borghese, per sua natura attento alle sorti economiche e alla rispettabilità della famiglia, possa degenerare, divenendo gretto e prepotente.
La vicenda si svolge a Venezia ed ha per protagonisti quattro rusteghi: Lunardo, Canciano, Simone e Maurizio. Quando Lunardo decide di combinare il matrimonio della figlia Lucietta con Filippetto, figlio di Maurizio, senza che gli sposi vengano avvisati, le donne decidono di ribellarsi. Margarita, matrigna di Lucietta – aiutata da Felice, moglie di Canciano e Marina, moglie di Simone – all’insaputa dei rusteghi, riesce a far sì che i due giovani possano, prima delle nozze, almeno incontrarsi. I quattro uomini, saputa la cosa, montano su tutte le furie, ma è Felice, nel corso della splendida scena finale, a dimostrare quanto assurdo sia il comportamento dei rusteghi; questi, seppure di malavoglia, riconoscono i loro torti e si rassegnano ad accettare la nuova situazione.
La commedia si caratterizza per una analisi psicologica particolarmente attenta, che trova riflesso anche sul piano linguistico, laddove il dialogo brioso e spumeggiante delle donne si contrappone a quello cupo e iroso degli uomini.
I rusteghi mette in scena lo scontro tra il nuovo e l’antico, tra una concezione di vita rigida e una più moderna, fondata sul dialogo e sulla reciproca comprensione. E viene affrontato anche il nodo dell’educazione dei figli e del matrimonio, un tempo sottoposti alla tirannica autorità paterna, ora – in sintonia con le prospettive dell’illuminismo – poggiati sull’amore sul rispetto. La commedia analizza anche la condizione femminile e la sua nascente emancipazione, laddove l’uomo rappresenta il passato, e la donna – in un gioco di specchi che si ritrova anche altrove nel teatro goldoniano – l’equilibrio, la serenità e il progresso.