Enigma, niente significa mai una cosa sola

8 Gennaio 2016 By Elena Bottin

La chiave di lettura di ENIGMA, di Stefano Massini, sta nel sottotitolo: “niente significa mai una cosa sola”.

Una certezza il testo ce la fornisce: ci troviamo a Berlino circa vent’anni dopo quel fatidico 9 novembre 1989, in cui il Governo della Repubblica Democratica Tedesca (Germania est), decretò la soppressione del divieto, per i suoi cittadini, di passare liberamente dall’altra parte del “muro” che fino ad allora aveva diviso in due la città, il paese e il mondo intero.
Ed ecco che, caduto il muro, vite, esperienze, certezze, lutti e speranze, si frantumano, si incontrano, si mischiano… È a un segmento di tutto ciò che siamo chiamati ad assistere.
Un’altra certezza, sta nel luogo in cui si svolge l’azione scenica: “un grande spazio unico comprensivo di cucina, letto, divano, tavolo e quant’altro può definire un posto “casa”. E in cui “cumuli di riviste e libri si ammassano un po’ dappertutto nell’incuria generale”.
Qui hanno fine le certezze.
Non perché quanto accade tra i due personaggi (Hilder, il padrone di casa eIngrid, la donna cui presta soccorso) abbia in sé alcunché diapparentementebizzarro o funambolico, ma perché ogni elementoreale,ognidato di conoscenza,che da un quadro a quello successivo si concretizza in scena, si rivela poi “altro” da ciò che pareva essere.
Decifrare di volta in volta ilsensodella vicenda, sia personale che collettiva, che lega i due personaggi, che svela i loro caratteri e la natura complessa della loro relazione, è il compito a cui l’autore chiama i personaggi stessi ma, attraverso la suspense del gioco teatrale, anche e soprattutto il pubblico.
Purché sia chiaro, che la posta in gioco non èsolo la possibilità/capacità di sbrogliare i tanti piccoli enigmi delle due vite che si intrecciano, si scontrano e si confrontano sul palcoscenico, ma quello di penetrare il più grande degli enigmi: quello della Storia stessa.