A perdifiato
7 Novembre 2012La storia viene affrontata lavorando in primo luogo sulla ricerca del vero fil rouge del personaggio: un amore forte e razionale a un tempo per la natura, nato dai ritmi biologici della vita contadina, che rimane sempre il pensiero dominante. Due ante, allora, per altrettante immagini di un dittico. Nella prima, Tina Merlin si racconta alla madre, in una narrazione che rievoca a perdifiato il passato, fino allo scoppio della guerra e alla presa di coscienza politica con la scelta partigiana. La seconda sezione cambia completamente stile. Una perdita d’equilibrio del discorso, un corpo a corpo poetico con il video: allusione allo spazio ipnotico e senza tempo dell’inconscio; immagini che contengono tutto il dolore e lo spavento di questo mondo. Si apre sulla figura di Tina Merlin giornalista, la sua precisa volontà di dire quello che la gente preferisce ignorare, per poi fronteggiare le tragedie con lo sgomento dell’uditore cieco davanti alla morte annunciata. Emerge da questa memoria appassionata un’antica oralità, unasapienza femminile distillata nei secoli, un’opera di civiltà che le nostre madri hanno compiuto giorno dopo giorno per rendere abitabili le case e più umana la vita.