Non solo nostalgia
29 Gennaio 2016Il libro “Non solo nostalgia” di Ottorino Andreose edito nel 2015 dalla casa editrice “Il torchio” racconta con leggere venature malinconiche l’infanzia e l’adolescenza del protagonista, il piccolo Otto, vissuta all’insegna della libertà tra i campi e i canali della campagna di Carceri, piccolo paese rurale della bassa padovana. La crescita del ragazzino, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, si divide tra tre grandi passioni: il calcio, vissuto con grande sforzo fisico nelle aie e nelle piazzette del contado per la bellezza del gioco che è cuore e coraggio, la pesca nelle acque limpide dei canali popolati da una ricca messe di pescigatto e il motorino, mezzo con cui ama sfrecciare ad alta velocità con i lunghi capelli al vento. Ottorino, da tutti chiamato Otto, è un piccolo ribelle che mal sopporta le imposizioni di un sistema che non riconosce come suo. L’insofferenza che dimostra anche durante il periodo di leva lo porta a vedere ovunque le «sbarre» di una gabbia costruita per il bene suo e degli altri. Secondo lui dalla libertà non può venire alcun danno, l’anarchia deve essere una regola di vita. L’infanzia del piccolo Otto, segnata dalla prematura scomparsa dell’amico Ermes, si dispiega in una terra ancora incontaminata dove non è ancora giunto il consumismo con la sua mania del distruggere tutto e subito nel nome dell’interesse economico e del progresso. La preziosità dell’ambiente, unita a una vita semplice in cui piccole cose si trasformano in grandi emozioni, fa avvertire in maniera ancora più evidente la cesura con la contemporaneità in cui poco di quello che è stato ancora vive. La nostalgia è quella dell’adulto Ottorino che in forma di memoriale in prima persona ricorda le sue avventure giovanili. Possiamo definirlo a tutti gli effetti un libro in cui i sospiri permeano le pagine e avvolgono il lettore nel desiderio di tornare indietro nel tempo.
Se non si è attenti si può anche credere che
niente sia esistito.
Tutto con sconcertante rapidità viene sostituito,
dimenticato, annullato.…
Chi ha vissuto, veramente vissuto,
non può dimenticare.
Perché non c’è più, non vuol dire che
non ci sia stato.”
Camilla Bottin