Padova accende i riflettori sull’arte del 900

2 Maggio 2017

Scultura e pittura s’intrecciano e rievocano le dinamiche sociali, le mode e i contesti artistici e culturali dell’Italia pre e post bellica attraverso uno dei massimi scultori italiani del XX secolo e le “impennate” del futurismo in versione aerea.

Due nuovi progetti espositivi con tantissime opere inedite (cataloghi Skira).

Inaugurazione e Press Rewiev
venerdì 5 maggio 2017 ore 11.45

Padova, Musei Civici agli Eremitani – sala Romanino

si prega di accreditarsi su lacchin@villaggio-globale.it

Interverranno Paolo De Biagi Commissario Straordinario del Comune di Padova

Mario Carraro Presidente Fondazione Antonveneta

Davide Banzato Direttore Musei e Biblioteche del Comune di Padova – Capo Settore Cultura Turismo Musei e Biblioteche

Francesco Bordin Archivio Marcello Mascherini

Lorenzo Nuovo curatore della mostra “Marcello Mascherini e Padova”

Claudio Rebeschini curatore della mostra “Aeropittura: La seduzione del volo”

MARCELLO MASCHERINI E PADOVA
Padova, Palazzo Zuckermann
5 maggio – 30 luglio 2017

Tra i massimi scultori italiani del Novecento, Marcello Mascherini torna a Padova in una mostra eccezionale per le novità e i temi affrontati. Dalle prime esposizioni ai successi internazionali, ricostruito il suo percorso artistico nel secolo breve e lo stringente rapporto con Padova.
(…) Egli canta soprattutto una bellezza di cui si è troppo perduto il gusto”.
Catalogo del III Premio Carrara (1962, pp. n.n., n. 206)

Tra le più recenti novità riguardanti Marcello Mascherini (Udine 1906 – Padova 1983), cresciuto e formatosi a Trieste, nell’Olimpo degli scultori italiani del Novecento ammirati a livello internazionale, vi è Danzatrice del 1951, opera scelta come immagine – simbolo per l’importante mostra “Marcello Mascherini e Padova” in programma nella città del Santo dal 5 maggio al 30 luglio 2017, a Palazzo Zuckermann. Il piccolo e intenso bronzo, dal notevole pedigree e significativamente legato a Padova, è rientrato in Italia nel 2015, dopo oltre mezzo secolo, acquistato come fu da Walter Bechtler per l’omonima Fondazione di Zurigo dopo essere stato esposto alla Quadriennale romana del 1951; un frammento del medesimo soggetto (ora di ubicazione ignota) si vide invece alla prestigiosa personale di Mascherini alla Galleria Drouant-David di Parigi nel 1953 e alla X Biennale d’Arte Triveneta, inaugurata proprio a Padova nello stesso anno.

E’ questa una delle tantissime novità proposte nell’esposizione promossa dal Comune di Padova-Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche e dell’Archivio Marcello Mascherini, con il contributo di Fondazione Antonveneta; curata da Lorenzo Nuovo con la direzione scientifica di Davide Banzato e accompagnata da un importante catalogo Skira che raccoglie contributi anche di Virginia Baradel, Aldo De Poli, Ilaria Morcia e Marta Nezzo.
Una mostra inedita già nel tema, che mira a mettere in luce il rapporto intenso e duraturo di Mascherini con la città veneta e che consente anche un affondo sulla personalità dell’artista e sul suo difficile percorso di presa di coscienza identitaria.

L’esposizione – che presenta quasi 50 sculture – valorizzando questo particolare punto di vista “locale”, propone un percorso ragionato tra le più significative opere presentate da Mascherini alle esposizioni patavine; numerosi documenti inediti sul suo coinvolgimento nel cantiere del Bo all’inizio degli anni Quaranta e sull’amicizia con l’artista dello smalto Paolo De Poli; alcuni dei più bei bozzetti di collezione privata padovana e un focus interessantissimo sull’attività di Mascherini per le grandi navi da crociera italiane, varate tra gli anni Trenta e Settanta.

Ma non solo. L’esposizione intende infatti testimoniare il percorso artistico compiuto dallo scultore colmando “ogni vuoto logico e cronologico”, dando conto anche di anni e di stili che non trovano riscontro nelle sue presenze a Padova. A tal fine vengono proposti alcuni lavori come il grande bronzo “Icaro” del 1957 che accoglie i vistatori a inizio percorso – tra le opere più significative dell’intero catalogo di Mascherini, vero e proprio manifesto della cifra di un artista che in quegli anni raggiunge il successo internazionale – o l’elgante profilo di Figura dorica (1962).

AEROPITTURA LA SEDUZIONE DEL VOLO
Padova, Musei Civici agli Eremitani
5 maggio – 30 luglio 2017

In mostra a Padova le ”impennate” artistiche dell’Aeropittura.
Il Futurismo, alla ricerca di rinnovate ispirazioni, trova una nuova visione del mondo e possibilità tecniche ed espressive nella pittura del volo e nell’estetica del cielo.
“Possiamo sostenere con orgoglio che l’aeropittura rappresenta il principo della nuova storia dell’arte e che all’infuori di essa non è più possibile creare delle opere importanti”
(da “Aeropittura” in “La città nuova”, Torino 1934)

Il Manifesto dell’Aeropittura del 1929 segna in certo modo una profonda frattura tra il primo e il secondo Futurismo e questo nonostante “l’aspirazione al cielo”, “l’ansia di staccarsi da terra e di realizzare una prima estetica del volo e della vita aerea” fossero presenti nel movimento sin dall’inizio. Ora però il tema aviatorio, affrontato come oggetto principale, permetteva un salto di qualità necessario e fortemente sentito dallo stesso Marinetti ”aerare la fantasia, per superare il quotidianissimo trito e ritrito”. Proprio all’aeropittura e alla sua innovativa interpretazione e visione del mondo- cosmo è dedicata la mostra che si tiene dal 5 maggio al 30 luglio 2017 ai Musei Civici agli Eremitani promossa dal Comune di Padova-Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche, con il contributo di Fondazione Antonveneta, curata da Claudio Rebeschini, con la direzione scientifica di Davide Banzato e catalogo Skira.

Circa 60 opere di collezioni private, tra dipinti e disegni, consentono di ricostruire in maniera organica lo sforzo critico profuso da Marinetti e dagli altri rappresentanti del Movimento nella continua messa a punto delle teorie espresse dal Manifesto dell’Aeropittura, che sono ben lontane da ideologie politiche o da una riduttiva rappresentazione del volo, ma esprimono l’urgenza di ricercare una nuova dimensione, non più terrena né aerea, bensì cosmica.

La sola rappresentazione della macchina- aereo o del paesaggio visto dall’alto appaiono dunque riduttivi della spiritualità introdotta con l’aeropittura che mirava, invece, alla frantumazione dei piani, al ribaltamento della nostra dimensione abitudinaria.

Ecco allora in mostra a Padova – secondo le differenziazioni indicate dalla stesso Marinetti in occasione della Quadriennale del 1939, a chiarimento del Manifesto – il “verismo sintetico–documentario visto dall’alto” con, tra gli altri, Guglielmo Sansoni (Tato), Alfredo Gauro Ambrosi, tra i fondatori del gruppo futurista “Boccioni” di Verona, Italo Fasulo e Giulio D’Anna; l’aeropittura “trasfiguratrice, lirica e spaziale” di Vladimiro Tulli, Osvaldo Peruzzi e soprattutto Angelo Caviglioni, di cui è esposto un bellissimo olio Rivelazioni Cosmiche del 1932; l’aeropittura “essenziale mistica, ascensionale e simbolica” di Bruno Munari, del romano Domenico Belli e di Nello Voltolina (Novo), che nell’opera Palude del 1931 usa la rappresentazione dall’alto come strumento di astrazione; infine, l’aeropittura “essenzaile, stratosferica, cosmica e biochimica” nei dipinti di Tullio Crali e di Ernesto Michaelles (Thayaht): bellissimo il suo Sorvolando l’Amba Alagi.

Significativi i lavori su carta esposti di cui 22 di Tullio Crali realizzati a tecniche miste: matita, tempera, pastello, acquerello, collage ecc