
Una storia che sa di buono
21 Marzo 2016La tavola è uno dei luoghi attorno a cui ruota la vita in tutte le sue sfaccettature e dinamiche: quotidianità familiare, lavoro, religione, incontri personali, feste e anniversari. A tavola, grazie alla condivisione del cibo, ci si incontra, ci si conosce e riconosce, ci si relaziona. Ce lo ricorda, in questo periodo, lottava rassegna internazionale di illustrazione A tavola! I colori del Sacro, fino al 26 giugno al Museo diocesano di Padova.
Ma la tavola è anche molto altro. A rammentarci anche la dimensione profondamente solidale e rigenerativa che può avere il preparare il cibo per altre persone, arriva l’appuntamento Una storia che sa di buono.
In sala Barbarigo si terrà un incontro con alcuni detenuti della Pasticceria Giotto e i rappresentanti della parrocchia del carcere che racconteranno attraverso testimonianza diretta, video e infine degustazione, come un lavoro in questo caso realizzare dolciumi, colombe e panettoni può offrire a un detenuto unoccasione per ricominciare. Ogni giorno tre maestri pasticceri entrano nel carcere Due Palazzi di Padova per trasmettere a un gruppo di detenuti unarte ma soprattutto per far riscoprire a persone che hanno sbagliato un modo diverso di vivere. È un metodo che comincia dalla scelta accurata delle materie prime, continua attraverso la lavorazione manuale, la cura nelle ricette di ogni minimo dettaglio.
La serata vedrà lintroduzione e i saluti di Andrea Nante, direttore del Museo diocesano di Padova e Matteo Marchetto, presidente della cooperativa sociale Work Crossing. Quindi la parola passerà a don Marco Pozza, cappellano della Casa di reclusione Due Palazzi; Matteo Florean, responsabile Pasticceria Giotto dal Carcere di Padova e ai detenuti pasticceri.