Notturni d’Arte: tour in battello fra guerra e progresso

7 Agosto 2015 By Valentina

I Notturni d’Arte, manifestazione organizzata dall’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Padova con il contributo di Cassa di Risparmio del Veneto e dedicata quest’anno alla Grande Guerra in occasione del suo centenario, propongono per questa nona serata un itinerario in battello per ripercorrere la storia delle acque della città in rapporto alla sua difesa e al suo sviluppo.
Sarà presente un interprete LIS-Lingua dei Segni Italiana, a disposizione del pubblico sordo.

Da collegare agli eventi bellici è probabilmente il crollo della briglia dei Carmini, avvenuto il 29 ottobre 1919, conseguenza, oltre che di possibili errori di progettazione, anche di un indebolimento strutturale provocato dalle bombe cadute a pochi metri, nel letto del canale, nel corso dei bombardamenti alle infrastrutture cittadine (ferrovia, gasometro, porto fluviale).

Se nessun altro fatto di rilievo ha interessato la rete dei canali di Padova, lungo il loro corso non mancano memorie del conflitto. A partire proprio dalle mura cinquecentesche, i cui ambienti interni furono usati come rifugi antiaerei, con tragiche conseguenze.

Lungo il tronco maestro del Bacchiglione, nel tratto al momento non percorribile, avevano sede due grandi caserme, ricavate negli antichi monasteri di San Benedetto e di Sant’Agostino, rimasta in uso fino a pochi anni fa la prima, e in via di dismissione la seconda. Nella caserma “Antonio Ferrero”, poi “Giacomo Prandina”, aveva sede il 20° reggimento Artiglieria da campagna; la “Principe Amedeo” (dopo la guerra significativamente ridenominata “Piave”) ospitava il Reggimento di Cavalleria “Lancieri di Milano”. Pure nei pressi del canale, in via Savonarola, nella caserma San Marco, ex monastero di Sant’Antonio di Vienne e oggi Collegio Universitario Don Mazza, erano di stanza due battaglioni del 7° Reggimento Alpini. Sempre lungo questo tratto del Bacchiglione presso Palazzo Giustinian-Cavalli (poi Bonacossi), in via San Pietro, era insediata la missione inglese, mentre in piazza Eremitani la caserma Gattamelata era sede del Distretto Militare; in via Trieste aveva infine sede il Comando della difesa antiaerea.

Un importante edificio che il Piovego costeggia, nei pressi di via Porciglia, l’ex macello jappelliano, ora Liceo Artistico “Pietro Selvatico”, ospitò durante la Grande Guerra, fra fine 1916 e primavera 1917, l’Istituto Anatomico dell’ “Università Castrense”, Scuola di Medicina e Chirurgia allestita per formare in fretta un “Battaglione degli studenti di medicina e chirurgia”, reclutandone circa milletrecento nelle facoltà mediche degli Atenei del Regno, che a fine corso vennero distribuiti lungo il fronte per sopperire alle insufficienze della sanità militare, inadeguata per un conflitto che aveva rapidamente raggiunto dimensioni impreviste.

Nell’edificio di fronte, oggi Biblioteca di Farmacologia, aveva sede il comando del Battaglione, mentre buona parte degli studenti erano alloggiati nelle strutture universitarie da poco sorte in via Loredan. Lungo il Piovego due baracche ospitavano la mensa sottufficiali.

Da metà Ottocento, come già accennato, l’asta fluviale del Piovego, assieme alla ferrovia, ha costituito l’infrastruttura che ha permesso la nascita della prima zona industriale di Padova, oggi del tutto scomparsa, sostituita da centri direzionali ed edifici universitari, lasciando poche tracce visibili, come il vero e proprio snodo intermodale, diremmo oggi, della ditta Finesso, che trasferiva materiali da costruzione fra veicoli stradali, carri ferroviari e burchi mediante un sistema di tramogge in parte ancora conservato. A pochi metri sopravvive, adibita a negozio, la stazione ferroviaria della Società Veneta.

Del Gasometro e delle manifatture che sorgevano nei pressi (una per tutte, la Zedapa) nulla rimane, come del porto fluviale che le serviva.