Notturni d’Arte all’Orto Botanico

29 Luglio 2016

Sabato 30 luglio i Notturni d’Arte, manifestazione organizzata dall’Assessorato Cultura del Comune di Padova con il contributo di Cassa di Risparmio del Veneto e dedicata alla Padova del Rinascimento, invitano a visitare alle ore 18 un monumento padovano famoso in tutto il mondo, l’Orto Botanico: si tratta del più antico orto botanico, dal 1997 iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco. Per l’occasione porte aperte anche della sua biblioteca, istituita nel 1835, che conserva preziosi manoscritti botanici, libri illustrati, erbari, manoscritti, tavole dipinte. Durante la visita sarà a disposizione del pubblico sordo un interprete LIS – Lingua dei Segni Italiana. “L’Orto è un monumento eccezionale – dichiara l’Assessore alla Cultura del Comune di Padova Matteo Cavatton – che coniuga tradizione e innovazione: è il primo giardino botanico, che ha dato origine a tutti gli altri presenti nel mondo; nel 2014 la struttura si è ampliata con il Giardino della biodiversità, arricchendosi così di altri 15 mila metri quadrati e di 1300 specie vegetali che si sono andate ad aggiungere alle 6 mila già coltivate nell’orto antico”. La fondazione dell’Orto Botanico risale al 1545, quando il Senato della Repubblica di Venezia diede vita al progetto di Francesco Bonafede, docente e studioso dei “semplici”, le piante medicinali. La necessità di un luogo in cui coltivare e studiare le erbe ad uso terapeutico, potendo contare sulla loro osservazione diretta, nasceva dai frequenti errori nell’interpretazione dei testi classici e dalle numerose truffe commesse dagli speziali, i commercianti di erbe curative. Con lo studio dal vero delle piante medicinali, i futuri medici avrebbero evitato di dare ai loro pazienti piante prive di valore terapeutico ma anche, nei casi peggiori, piante tossiche. Il 29 giugno 1545, un decreto del Consiglio dei Pregadi della Serenissima Repubblica Veneta istituiva l’Hortus simplicium a Padova e Luigi Squalerno, un riconosciuto esperto di piante medicinali, fu il primo Prefetto dell’Orto Botanico. A partire dalla sua fondazione i vari Prefetti si occuparono delle piante quasi esclusivamente dal punto di vista medico, in quanto sorgenti di medicamenti fino al XVIII secolo, quando, cominciò ad affermarsi, come nel resto dell’Europa, anche lo studio delle piante indipendentemente dalla loro eventuale utilità: alle piante medicinali si affiancarono sempre più numerose piante il cui interesse era esclusivamente botanico. Nei suoi quasi cinque secoli di attività, l’Orto patavino è stato testimone dell’evoluzione della botanica, da scienza applicata alla medicina a scienza pura. A causa dei continui furti di piante, nel 1552 la struttura dell’Orto, di forma circolare con un quadrato inscritto, fu cinta con un muro. Da settembre 2014, a seguito dell’acquisizione di una nuova area a sud dell’Orto botanico antico, sono aperte al pubblico le nuove serre del Giardino della biodiversità, un simbolico microcosmo che permette al visitatore di sperimentare le diverse condizioni climatiche e di vegetazione presenti sulla Terra. Antonio Bonato, prefetto dell’Orto Botanico di Padova dal 1794 al 1835, già bibliotecario dell’Università di Padova, istituì la Biblioteca dell’Orto Botanico nel 1835, unendo il suo fondo a quello del predecessore Giovanni Marsili. Tra il 1921 e il 1947 il prefetto Giuseppe Gola riorganizzò la biblioteca: decise di tenere presso l’Orto solo il materiale librario dedicato alla botanica; gran parte della raccolta antica, ritenuta non più congruente, venne donata alla Biblioteca Universitaria di Padova e alla Biblioteca di Farmacologia dell’Ateneo. Scorrendo i titoli del fondo antico si può scorgere lo sviluppo del pensiero occidentale, dalla tradizione acritica dei testi antichi greci e latini alla svolta rinascimentale. La stessa raccolta testimonia lo sviluppo della tecnica dai testi manoscritti alle prime prove della stampa negli incunaboli, alle forme ormai mature dei volumi del Cinquecento. Tra i volumi più significativi si ricorda il cosiddetto manoscritto dello Pseudo-Apuleio De erbarum virtutibus (area veneta, ultimo quarto del XV secolo).