Mascherini e il cantiere dell’Università di Padova
25 Luglio 2017La scultura è l’espressione dell’anima umana, la quale muta a seconda del punto di vista dell’uomo nel tempo e nel suo mondo (Marcello Mascherini, La mia scultura, 1941)
L’esposizione dedicata a Marcello Mascherini, allestita dal 5 maggio a Palazzo Zuckermann, indaga i frequenti rapporti dello scultore e scenografo con Padova ed i suoi artisti, cercando di ripercorrerne l’intero percorso artistico da un nuovo punto di vista.
Tappe salienti del percorso sono le opere realizzate a partire dal 1940 per l’Università patavina chiamato su segnalazione di Giò Ponti insieme ad altri importanti artisti come Martini, Campigli, De Pisis, Severini, Saetti e Funi. Sono questi gli anni della sua piena consacrazione artistica, dopo la sala personale dedicatagli alla Biennale di Venezia del 1938, nel periodo in cui riceve a Roma in Palazzo Venezia, alla presenza del Re e del Duce, il Premio Unico dell’Accademia d’Italia destinato alla Scultura.
La sua arte trae ispirazione dalla statuaria classica, come si conviene ad un artista cresciuto nel clima di Novecento, ma dalla fine degli anni Trenta sono per lui una vera rivelazione i bronzetti etruschi.
Una sezione specifica della mostra è dedicata alla presenza di Mascherini alle rassegne artistiche padovane, a partire dalla giovanile partecipazione alla V Esposizione d’Arte delle Venezie in Palazzo della Ragione, per approfondire poi con particolare attenzione la presenza dello scultore alle Biennali d’Arte Triveneta, esponente anche di diverse Commissioni Artistiche, e alla Biennale del Bronzetto. Questa sezione ha permesso ai curatori di allargare l’orizzonte d’indagine sulle scelte “critiche” operate dallo scultore, che valutava con attenzione quali opere presentare alle rassegne padovane, rispetto ad altri contesti, mettendo da parte il magniloquente linguaggio classico delle vetrine internazionali, per una scelta “identitaria”, che legasse Trieste a Padova, richiamando la sinergia dei “popoli veneti”, ma che evidenziasse la sua origine giuliana nel più ampio contesto veneto.
Un’ultima sezione dell’esposizione affronta il sodalizio con l’artista dello smalto Paolo De Poli (Padova, 1905-1996): già nel marzo del 1946 De Poli scriveva: “come ti ho detto sarei ben lieto di poter mettere qualche nota di colore nei tuoi bronzi e sono certo che se ne potrebbero ricavare effetti interessanti” e quattro anni dopo progettano insieme un gruppo di opere da realizzare per la Biennale di Venezia. In mostra sono esposte opere fondamentali del loro comune percorso artistico come Il Gallo (1957) e Cavalli euganei (1969) che permettono inoltre di conoscere un aspetto meno noto della produzione di Mascherini: le opere realizzate per la decorazione delle più rappresentative sale interne delle navi.
L’esposizione, che presenta oltre cinquanta sculture provenienti da diverse collezioni private, è organizzata dal Comune di Padova – Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche in collaborazione con Archivio Marcello Mascherini, con un comitato scientifico composto da Davide Banzato, Lorenzo Nuovo, Francesco Bordin, Aldo De Poli, Virginia Baradel, Ilaria Morcia, Marta Nezzo.