
Dove nasce l’arcobaleno?
12 Gennaio 2017Nel febbraio del 2015 Andrea Caschetto parte per un lungo viaggio. Non ha bussole con sé, segue l’arcobaleno. Il bagaglio è leggero: nello zaino, con gli indumenti necessari per il caldo e il freddo, ci sono una strana macchina per fare le bolle di sapone più grandi del mondo, qualche giocattolo semplice, musica, matite colorate e, soprattutto, un naso rosso da clown. Serve per far sorridere i bambini che non sanno più come si fa. Sono i bambini randagi, che vivono nelle strade e negli orfanotrofi, e senza padre né madre fanno famiglia a sé.
Andrea ha avuto un tumore alla testa a quindici anni. Dopo l’intervento la sua memoria è diventata fragile, a sprazzi, come lo schermo di un vecchio televisore in bianco e nero che dopo un po’ perde il segnale. I ricordi svaniscono subito, restano invece i sorrisi. Quelli dei bambini e quelli della mamma, una donna fantastica. Non del padre, che ha rinunciato a crescerlo. Succede, e in questi casi cresce il bisogno di amore. Darlo e riceverlo diventa necessario.
Attraversando l’Asia, il Sudamerica, l’Africa, Andrea ha giocato con i bambini, ha raccolto storie terribili e tristi, ma anche dolcissime e ricche di speranza. Ha conosciuto brava gente e orchi senza cuore, sognatori e viandanti, preti buoni e preti ingordi, e quello che doveva essere un viaggio è diventato il viaggio al centro di sé, un tuffo nel mare dei sorrisi che rimarrà per sempre nella nuova memoria da riempire. Insieme alla consapevolezza che i bambini sotto questo cielo sono tutti uguali e i colori, seppure diversi, si sposano bene. Basta guardare l’arcobaleno.
L’autore
Uno straordinario viaggiatore. I suoi 200.000 amici virtuali lo conoscono come l’ambasciatore del sorriso, grazie ai colori e alle parole dal mondo che posta tutti i giorni sulla sua pagina Facebook. La sua voglia di comunicare idee, immagini e sogni lo ha reso contagioso, lo ha fatto diventare un vero e proprio catalizzatore internazionale di positività. Fino a portarlo alle Nazioni Unite, il 20 marzo 2016, per parlare di felicità a una grande platea di diplomatici, che lo ha ringraziato con una magnifica standing ovation.