Tomorrow’s land

26 Ottobre 2012

Presenterà il documentario il regista Andrea Paco Mariani.
Una finestra sulla Palestina
è un'iniziativa organizzata da Comunità Palestinese del Veneto, ACS, Agronomi e forestali Senza Frontiere, Al Quds, ARCI Padova, Associazione per la Pace, Associazione IncontrARCI, Corti e Buoni, Donne in Nero, Perilmondo Onlus.
Il film è il frutto del lavoro svolto sul posto in sinergia con i volontari dell’Operazione Colomba ed è stato autoprodotto e autofinanziato coinvolgendo in particolare diverse realtà associative di Brescia e Bologna. Il film vuole, descrivendo le piccole-grandi ingiustizie che subiscono ogni giorno i palestinesi dei territori ad opera dei coloni e dei soldati sionisti, denunciare la più grande ingiustizia della occupazione israeliana che si serve anche degli insediamenti dei propri coloni per continuare nell’espropriazione della terra ai palestinesi. Tanti e diversi soprusi che rendono quotidianamente il lavoro e la vita degli abitanti palestinesi un’impresa ardua al limite della sopportazione. Si vedono i pastori che portano le greggi a pascolare sulle loro terre, riconosciute come tali dalle stesse leggi israeliane, venire attaccati a sassate da gruppetti di coloni ebrei oppure fermati dai soldati che gli intimano di allontanarsi dal posto perché ritenuto troppo vicino agli insediamenti ebraici che distano comunque magari un km o più dai pascoli dei pastori palestinesi. Ovviamente chi tenta di ricordare ai soldati che quelle sono le loro terre viene fermato e portato via per essere percosso brutalmente senza sottilizzare che si tratti di adulto o ragazzino. I coloni organizzano spesso incursioni nei campi palestinesi tagliando piante d’ulivo di notte, bruciando le coltivazioni o tentando di uccidere le pecore o gli asini dei palestinesi, il tutto naturalmente sotto copertura dell’esercito sionista che lascia fare. Dove non arrivano i coloni arrivano i soldati che come si vede nel film hanno avuto l’incarico con una gru di abbattere i tralicci che portano l’energia elettrica al villaggio di At-tuwani, i sionisti non possono tollerare infatti che i palestinesi possano usufruire di corrente in una zona che loro ritengono avamposto di operazioni militari. D’altra parte per i sionisti, diciamo noi, tutta la Palestina è avamposto militare e deve essere tenuta in un perenne stato di sottosviluppo e di ricatto energetico e di approvvigionamento d’acqua almeno fino a quando quelle terre non vengono sottratte ufficialmente ai legittimi proprietari e incorporate nello stato sionista d’Israele. Il film è ben fatto e molto coinvolgente, ma vi è un limite politico che connota la pellicola e sta tutto nell’impostazione ideologica degli autori e degli ambienti che hanno supportato l’opera. E’ chiaro, che il loro retroterra culturale è quello post marxista e internazionalista dei centri sociali e della sinistra radicale che non mette tanto in discussione la causa dell’occupazione della Palestina che risiede a monte nella costituzione illegittima e criminale dello stato sionista d’Israele ma solo gli effetti più odiosi ed efferati della sua azione militare.