Pietà

9 Gennaio 2014

Con questo suo 18° lavoro Kim Ki-duk ci immerge “senza pietà” in un ambiente degradato e in una realtà sociale manifatturiera fatta di artigiani, piccoli operai ridotti sul lastrico. Qui “lavora”a Kang-do, cinico esattore di debiti insoluti, azzerabili solo mediante un perverso meccanismo assicurativo: la rottura di una gamba, di un braccio servono a rimborsare il prestito, lasciandosi inesorabilmente alle spalle uomini menomati e famiglie distrutte.L’arrivo di una donna che si dichiara sua madre, e che si mette al suo totale servizio per ripagarlo dell’abbandono che gli ha riservato alla nascita, incrinerà sempre più fortemente la sua realtà esistenziale… Non tutte le domande devono avere per forza risposta in Pietà, ma il senso tragico del titolo diventa sempre più pregnante mentre il dolore “di ritorno” delle vittime viene via via a scardinare l’asettica esistenza di Kang-do e il rapporto madre-figlio esplode in rivelazioni di crudeltà e vendetta. Meritato Leone d’oro a Venezia.