Jaffa. La meccanica dell’arancia
26 Ottobre 2012Una finestra sulla Palestina è un’iniziativa organizzata da Comunità Palestinese del Veneto, ACS, Agronomi e forestali Senza Frontiere, Al Quds, ARCI Padova, Associazione per la Pace, Associazione IncontrARCI, Corti e Buoni, Donne in Nero, Perilmondo Onlus.
Eyal Sivan, regista israeliano noto per i suoi film non aderenti alle politiche del governo, primo fra tutti Route 181, è stato premiato per il documentario Jaffa-La meccanica dell’arancia al Festival internazionale del cinema non-fiction Filmmaker. Jaffa è una città, occupata nel maggio 1948 e in gran parte demolita subito dopo. La maggior parte della popolazione, 50.000 persone, fu spinta in mare. Ora «Jaffa»è anche un brand, marchio israeliano dei pompelmi e delle arance palestinesi. Il documentario descrive lo sfruttamento delle risorse, la «meccanica dell’arancia», e l’occupazione della Palestina attraverso filmati d’epoca e interviste a persone comuni oppure a personaggi della cultura, intellettuali e storici, sia israeliani che palestinesi. Un percorso di narrazione e riflessione che guida lo spettatore fino alla campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani e del marchio«Jaffa», sempre rimarcando le responsabilità internazionali dell’oppressione dei palestinesi. Invitato al festival di Parigi del 2009 per il centenario di Tel Aviv, Sivan declinò l’invito denunciando «la politica razzista e fascista del governo israeliano e il silenzio complice della maggior parte dei suoi ambienti culturali», ancor più grave dopo la recente carneficina a Gaza.
Precisò di volersi «smarcare» da quei suoi colleghi che utilizzano «in modo opportunista, perfino cinico, il conflitto e l’occupazione come sfondo dei propri lavori cinematografici», e affermò di voler mantenere le distanze da ogni evento che implichi«una celebrazione del successo culturale in Israele o una garanzia della normalità del modo di vivere israeliano». Disse che proprio la sua storia e la sua tradizione ebraica lo obbligavano a opporsi al «regime di apartheid che esiste oggi in Israele»: perché non si deve dimenticare che, come scrisse Michel Warschawski, intellettuale ebreo antisionista, «il sionismo è un’ideologia politica, e non religiosa».