Il Comune di Padova commissiona Con-tatto

23 Luglio 2021 By Valentina

L’artista Marco Martalar, noto per il “Leone alato di Vaia” e per “La custode” realizzata sull’isola della Certosa a Venezia, è all’opera a Padova, in via Venezia, per creare una nuova installazione dal forte valore simbolico.
Si tratta di Con-tatto, un’opera d’arte che, una volta completata, occuperà circa 8 metri di lunghezza per un’altezza di 2 metri e mezzo e rappresenterà due mani in avvicinamento poco prima di toccarsi.
L’installazione è il frutto della collaborazione tra il Settore Verde, Parchi e Agricoltura Urbana del Comune di Padova e le associazioni Teatro invisibile e Marga pura, e si inserisce nel più ampio progetto UrbArt, grazie al quale sono già state realizzate in città quindici opere a partire da ceppi di alberi.
Il forte valore simbolico di Con-tatto, che omaggia il dipinto di Michelangelo nella Cappella Sistina di Roma in cui la mano di Dio si avvina a quella di Adamo, evoca i lunghi mesi trascorsi in cui il contatto fisico è stato negato a causa della pandemia.

L’opera è realizzata con la tecnica dell’assemblaggio di legni di scarto che lo scultore ha già utilizzato per altre sue importanti opere pubbliche. In questo caso si tratta del legno derivante dall’abbattimento di alcuni alberi cittadini e di tronchi caduti durante la tempesta Vaia, utilizzati per dare nuovo valore artistico al materiale di scarto e creare un ulteriore collegamento tra la pianura e le nostre montagne.
La scultura sarà terminata durante l’estate e inaugurata a settembre in occasione di una mostra che avrà luogo dal 7/9 al 4/10 presso il Cortile pensile di Palazzo Moroni. Tale evento espositivo raccoglierà scatti fotografici delle opere realizzate nell’ultimo anno con il progetto UrbArt e sculture lignee degli artisti coinvolti, valorizzando una forma d’arte ancora poco diffusa nel nostro territorio ma dalle grandi potenzialità.

Dichiarazione di Chiara Gallani, assessore al Verde, Parchi e Agricoltura Urbana:
“Padova investe sulla bellezza. E lo fa chiamando un bravissimo artista del legno, Marco Martalar, a declinare i temi del contatto umano, dell’abbraccio con l’altro e della fratellanza che tanto sono mancati nel periodo di chiusura imposto dalla pandemia. Per creare la sua opera Martalar ha utilizzato legno proveniente dalle foreste distrutte dalla tempesta Vaia: un modo per ridare nuova vita agli alberi caduti, chiamati a trasformarsi in messaggeri d’arte e a ricordarci prepotentemente le potenzialità distruttive degli effetti del cambiamento climatico. Una tecnica costruttiva già utilizzata dallo scultore nel suo famoso Leone Alato di Vaia, realizzato assemblando più di 1500 pezzi di alberi e radici divelti dalla furia del vento, e nell’opera La custode, attualmente esposta sull’isola Certosa di Venezia, ideale trait d’union tra le nostre montagne e il mare.
Un ultima riflessione, infine, sul contesto in cui è inserita l’opera. Con questo progetto abbiamo voluto infatti portare l’arte in un luogo inusuale come una rotonda spartitraffico, in una zona molto frequentata della città. Non come mero decoro urbano ma per dare valore, connotazione e significato ad un “non luogo” di passaggio, invitando i cittadini in transito su via Venezia a riflettere attraverso il potere evocativo del messaggio artistico”.

Dichiarazione dell’artista Marco Martalar:
“Sono un uomo dei boschi, dopo Vaia mi sono ritrovato a camminare tra le mie montagne e a incontrare ad ogni passo alberi divelti, radici scoperte…presto lo sconforto si è trasformato in ispirazione: volevo curare la ferita della natura trasformandola in un’opera d’arte che ne conservasse la memoria ma che desse anche un segno di speranza e rinascita. E’ nato così “il Leone Alato di Vaia” un’opera di grandi dimensioni che parla del collegamento tra la montagna e la laguna, che in passato era anche la via di transito dei tronchi. Con la stessa tecnica ho creato nuove sculture e installazioni e anche “Con-tatto” avrà al suo interno legno degli abbattimenti cittadini e alcuni resti di Vaia. Mi è piaciuta la proposta di Sara Celeghin che ha avviato a Padova UrbArt il progetto di arte e natura che trasforma gli alberi destinati all’abbattimento in opere d’arte perché ben si sposa con la mia filosofia artistica. Infatti ho creato il parco SelvArt a Roana – un percorso di opere d’arte all’interno del bosco, realizzate da vari artisti col materiale del bosco stesso – e “La custode” sull’isola della Certosa a Venezia, con legni e corde della laguna. Ogni opera che creo racconta una storia legata al luogo a cui appartiene che filtro e ripropongo attraverso la mia visione creativa”.