La mostra di Pinocchio

29 Giugno 2014 By Elena Bottin

Scelto tra i simboli che rappresentano l’Italia, Pinocchio, il famoso burattino collodiano, si ritrova spesso ad essere protagonista di mostre tematiche che abbiano come filo conduttore le suggestioni che la figura fiabesca ha saputo creare negli anni, tra grandi e piccini, senza mai stancare, con un prodigarsi estremo di espressioni artistiche. «Io ho cominciato a radunare Pinocchio una ventina di anni fa – afferma il noto collezionista Roberto Bevilacqua, in mostra il 21 giugno a Cerea presso il mobilificio Bonfante in occasione della Notte della Cultura – lo stimolo che mi ha spinto ad avvicinarmi a questo magico universo è stato non tanto Pinocchio quanto il papà di Pinocchio, Geppetto, un uomo che ha regalato la vita ai suoi figli. Quando vedo Nino Manfredi del film di Comencini mi viene in mente mio padre, direttore di banca e uomo in carriera sempre a disposizione dei suoi sei figli. Io ero il primo».
E’ questo «regalarsi» che impressiona favorevolmente il piccolo Bevilacqua, in quanto «Pinocchio non è simpaticissimo». Cominciando con un Pinocchio di Jacovitti, il materiale raccolto comincia ad accumularsi negli anni e nasce l’idea di organizzare una mostra itinerante: «Un libro solo di Pinocchio – continua il Maestro Bevilacqua – può apparire poca cosa, ma trecento sono tutta un’altra faccenda. La prima edizione della mostra fu un successo, con un via vai incredibile di gente: ringrazio il professor Paolo Bottaro, vice preside del liceo di Este, per avermi incoraggiato (ed avermi regalato un’edizione particolare, “La promessa sposa di Pinocchio”), poco dopo ricevetti un’importante onorificenza in Sicilia e da lì… non mi sono più fermato». Il Maestro di Bevilacqua non vende nulla della sua collezione ma la mette volentieri a disposizione di chiunque voglia vederla e conoscerla, accettando con piacere doni legati al tema della mostra: «Ero grande amico di Alda Merini, il primo libro gliel’ho presentato io, e lei ha dedicato una poesia alla mostra di Pinocchio che la Fondazione Collodi si è subito assicurata. Con la Fondazione ho un ottimo rapporto in quanto conosco bene la consigliera Anna Caterina Barocco la quale, per assicurarsi la mia simpatia, mi ha donato, per conto dell’istituzione che rappresenta, un famoso quadro fatto dall’illustratore Luciano Viti con Pinocchio, il gatto e la volpe dal sottotitolo “Pinocchio, la fata e i due promotori finanziari”». La stessa poesia, contesa dal sindaco di Roma Alemanno con lo scopo di farla riscrivere in dialetto romanesco, è stata oggetto di interesse da parte della RAI. «Alla mostra che si è tenuta al castello di Valbona – continua il Maestro – sono venute più di ottocento persone in due giorni. Come mai? Semplice, “Pinocchio” è il secondo libro più tradotto al mondo dopo la “Divina Commedia”, il terzo più conosciuto dopo la Bibbia e il Corano e il quarto più venduto al mondo». La mostra itinerante (è stata da poco a Monselice, dal 1 al 17 maggio) non è esposta in bacheche di sorta per evitare la sindrone del «distacco dal materiale», ma è sotto gli occhi (e le mani) di tutti, così che chiunque possa sentirsi partecipe.
Il percorso espositivo annovera moltissimi pupazzi del personaggio di Collodi costruiti con i materiali più diversi dalla gomma al cartone, dal legno alla ceramica, dalla resina alla stoffa, fino poi alla paglia. Ci sono pure Pinocchi in argento, in vetro di Murano, senza contare poi le marionette, i libri, i puzzle e oggettistica varia. Di spessore storico rilevantissimo è una raccolta di dischi che narra la storia del Collodi facendosi leggere su un supporto cartaceo; trattasi di un vero “reperto archeologico” con piccoli scenari da teatrino e personaggi collodiani dell’animazione per bambini ancora da ritagliare, tutto nella confezione originale.
Per maggiori informazioni scrivere a roberto.bev@libero.it

Camilla Bottin

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