
Intervista al regista e a uno degli attori de ‘La Corsa’
9 Marzo 2014Il cortometraggio, prodotto da Film Art Studio, in collaborazione con Officina Immagini, è stato girato fra il 17 e il 19 febbraio a Padova, Abano Terme, Noventa, con un cast artistico internazionale e un cast tecnico veneto, con il coinvolgimento di operatori economici del territorio a riprova che, attraverso le sinergie, la cultura e il cinema possono essere davvero motore di sviluppo.
Il cortometraggio ‘La Corsa’ ritrae, di scorcio, una Padova periferica, immigrata, attraversata da una crisi profonda, non solo economica ma anche dei sentimenti. Secondo voi perché si è scelto di rappresentare proprio la comunità greca e non altre? Con la collaborazione del Ristorante Zeus avete poi avuto occasione di avvicinarvi alla danza tipica (hassapiko, hassaposerbiko). Come vi siete trovati all’interno di questo nuovo tessuto culturale, estraneo da quello italiano?
Renzo Carbonera (regista) – Secondo me la comunità greca ha un valore simbolico per rappresentare la crisi, anche in maniera metaforica, proprio in questo momento storico. Inoltre, è una comunità molto integrata nel tessuto sociale locale, ma nonostante ciò mantiene le sue tradizioni e peculiarità. Quando ho scoperto dell’esistenza di queste feste greche ricorrenti al ristorante Zeus, sono rimasto piacevolmente sorpreso. Io ed i miei familiari abbiamo vissuto a lungo in Germania, e lì non mi è mai capitato di andare a delle feste italiane.
Fabrizio Romagnoli (attore) – Mi sono trovato benissimo, tanto che la prima sera hanno anche pensato che fossi veramente greco. La danza greca ti entra nel sangue e, anche se prima di questo lavoro non la conoscevo, in poche ore mi ha pervaso. Il calore e l’accoglienza che ho ricevuto, dai veri greci presenti al ristorante Zeus, sono ineguagliabili. Mi hanno fato sentire subito a casa. Sai, le seconde e le terze generazioni degli immigrati in Italia, sono a tutti gli effetti italiani e che poi, abbiano ancora delle radici così forti e radicate, è stupendo. Mai dimenticare le proprie radici, la propria cultura: sono le basi del proprio essere. Sì, è Padova e la comunità coinvolta è greca ma, ad una lettura più profonda, il corto ha un linguaggio internazionale senza limiti di cultura e di territorio. Una storia che potrebbe essere presente nella stragrande maggioranza dei vissuti di tutta la popolazione mondiale. Quando si parla di amore, i confini e le barriere comuni si dissolvono per lasciare spazio, purtroppo, alle incomprensioni personali, di coppia, a volte anche banali ma fatali!
Facendo riferimento a questo corto si parla di una vera e propria ‘burocratizzazione dei sentimenti’, l’incapacità di dialogo tra i due protagonisti, Eleni e Nikos, è disarmante tanto che per uscire dalla relazione vengono usati metodi impropri e incomprensibili. Visto che l’obiettivo del corto è quello di instillare nel pubblico delle domande, secondo voi qual è la soluzione al problema?
Renzo Carbonera (regista) – Più che metodi impropri e incomprensibili, direi semplicemente “terzi”, per rimanere in gergo burocratico. La sconfitta sta proprio nel fatto che ci si rivolga a un agente esterno, alla codifica e alle norme, alle regole e alla legge, per risolvere i proprio sentimenti. Io non credo che lo scopo del nostro lavoro sia trovare delle risposte, delle soluzioni a questo problema. Porre l’attenzione su di esso è già un grande risultato, perchè le risposte non potranno mai essere oggettive.
Fabrizio Romagnoli (attore) – Semplice, la soluzione non c’è! L’incapacità di dialogo, ai giorni nostri, spazia su tutti i livelli, dal linguaggio verbale a quello corporeo. La solitudine dettata dall’arroganza nel primeggiare su tutti i livelli in questa vita di “corsa” conduce l’essere umano ad una continua e frenetica ricerca di quel qualcosa “di più”. Spesso, purtroppo, questo di più è solo un miraggio, una proiezione della società che si rispecchia nelle singole e variegate frustrazioni individuali. “La corsa” a qualunque costo può essere molto deleteria ma saper riconoscere i propri limiti sta diventando sempre più difficile in un mondo dove, oramai, tutti hanno la presunzione di poter far tutto. I sentimenti vengono burocratizzati tanto quanto un contratto “pre o post” matrimoniale! Universi paralleli, completamente scollati in cui si ama e si contano i soldi del partner con la stessa intensità e nello stesso tempo. Direi… allarmante, no?
Ecco che si parla di cineturismo, grazie alla collaborazione con gli operatori economici del territorio (Hotel Abano Ritz, Fishmarket Club, Ristorante Zeus, cinema Lux, Forum Wellness Club): il nord est italiano, protagonista secondario del corto, si rivela essere l’ambientazione ideale per un “congelamento” spirituale. La crisi si estende dal territorio all’anima o viceversa? Quali tecniche sono in grado di renderla dal punto di vista cinematografico?
Renzo Carbonera (regista) – Le atmosfere notturne sono sicuramente un modo per mostrare questo congelamento spirituale. Il corto stesso però e il modo in cui è stato prodotto, sono l’esempio di come la crisi abbia provocato anche una reazione, e di come ci sia una vitalità, una voglia di riscatto e di guardare avanti, sul territorio. Una volta si diceva il re è morto, viva il re. Ora magari si dirà il territorio è morto, viva il territorio.
Fabrizio Romagnoli (attore) – Allora… questa è una vera domanda a trabocchetto, cara Camilla! L’Hotel Abano Ritz, il Fishmarket Club, il Ristorante Zeus, il cinema Lux e il Forum Wellness Club sono delle belle locations di cui dovete essere fieri voi che vivete sul territorio! Punti di eccellenza che sanno offrire i propri benefici ai loro clienti! Mi hanno trattato tutti benissimo, sia nella mia versione professionale che in quella di ospite del luogo. Il regista e la produzione FilmArt Studio hanno saputo mostrare dei posti e, di conseguenza, il loro potenziale valore commerciale in maniera egregia. Sono le storie che accadono nei posti e non viceversa. Alcune storie possono avvenire su posti differenti ma è nello stile di chi racconta arricchire con dettagli e con significati consoni alla vita reale. La stessa storia sarebbe potuta accadere anche in un paesino di campagna… ma, a mio parere, non avrebbe avutolo stesso potenziale internazionale, universale. Nel paesino sarebbe stata definita “local” mentre per merito dei luoghi scelti e del loro valore rappresentativo nell’immaginario comune , la storia si trasforma in universale, ossia, che sarebbe potuta avvenire ovunque nel resto del mondo. Quindi, Padova, assume un immenso valore sia a livello commerciale e sia a livello turistico internazionale. Un americano, un russo, un greco o un cinese che viene a Padova può trovare tutto ciò di cui ha bisogno dalle terme al ristorante, dalla palestra al locale. Il nord-est italiano si presta al cinema in toto! Questo è il terzo film che come attore vengo chiamato a girare a Padova e questa città funziona per rappresentare tutte le epoche e tutte le stagioni! Avete un bel gioiello fra le mani, fatelo splendere il più a lungo possibile!
Foto di Antonio Rasi Caldogno.
Intervista a cura di Camilla Bottin