Incontro con Nicolai Lilin

20 Maggio 2014

Un bastimento di buona letteratura è in dirittura d’arrivo oggi, martedì 20 maggio, nelle librerie di tutta Italia: lo sbarco, previsto in prima mattinata, verrà sicuramente accolto con grande entusiasmo dai lettori che attendevano la nuova fatica letteraria dello scrittore Nicolai Lilin da un anno e mezzo, non appena si era saputo che un nuovo progetto di sola fiction dal titolo ‘Il serpente di Dio’ aveva preso forma nella sua mente. Eppure sabato 17 maggio alle ore 21 pochi fortunati hanno avuto occasione di assistere all’anteprima: per la rassegna ‘Sugarpulp a teatro’ all’interno dello spazio offerto dal Filarmonico di Piove di Sacco, lo scrittore già artefice della trilogia siberiana, ha raccontato, sotto l’incalzare delle domande di Matteo Strukul, direttore artistico dell’associazione culturale Sugarpulp, la genesi del suo nuovo romanzo: «‘Il serpente di Dio’ è ambientato nel Caucaso, un cuscinetto di terra compreso tra Russia e Turchia – spiega Lilin – qui ho svolto il servizio militare arrivando a conoscere la ‘vera’ pace del territorio, una serie di lotte fratricide che evidenziano le tristi conseguenze lasciate dalla guerra». Nicolai Lilin possiede quell’«incredibile capacità di mescolare fatti reali e molto crudi con mitologie e leggende legate alla terra e alla popolazione»: le «strutture» ideologiche presenti nel libro vengono create da «diversi operatori dei servizi segreti, sia militari sia federali» e si contrappongono creando un’enorme conflittualità. «In Cecenia si scontrano differenti punti di vista – spiega lo scrittore – per questo ho preso spunto da eventi storici, proprio per ricordare miti agghiaccianti e affascinanti ancora attuali al giorno d’oggi». La storia delle guardie dello zar, ovvero il mitico esercito dei Signori dei Crani, una sorta di esercito privato voluto da Ivan il Terribile non solo a protezione della propria persona in caso di rivoluzione ma anche come strumento di persecuzione nei confronti dei cittadini che evadevano il dazio o tramavano contro lo stato, è incredibile. «Venivano chiamati i Signori dei Crani – continua Lilin – perché decapitavano i nemici dello zar e poi decoravano i loro cavalli con le collane realizzate con le teste delle vittime». Queste leggende, vere o meno, venivano sfruttate dagli operatori per «motivare gli agenti, creare riconoscenza»: al giorno d’oggi il KGB non esiste più, è crollato insieme all’Unione Sovietica, ma ancora si trascinano i conflitti tra religione cristiana e musulmana, tra agenti corrotti dei reparti dell’Fsb russo e gli squadroni dei terroristi musulmani. E’ una situazione di grande disagio quella che viene narrata nelle pagine del romanzo: la lettura in pubblico di alcune parti del libro, ad opera di Silvia Gorgi, ha stretto gli animi (e le viscere) degli ascoltatori in una morsa pungente. «Ho voluto entrare all’interno di questa mentalità – commenta lo scrittore – volevo creare un paragone tra l’operato nostro e il loro, è bello rappresentare una forza concreta che esiste per una causa giusta».
A seguire buffet con l’autore presente per il firma copie, una serata letteraria che ha richiamato un pubblico numeroso.

Camilla Bottin