A tu per tu con Sergio Rodella

29 Gennaio 2016 By Elena Bottin

A Padova, al piano terra del Centro Culturale Altinate/San Gaetano, è esposta un’antologica dal titolo “Olt-realismo” che raccoglie una selezione di opere che Rodella ha realizzato in quarant’anni di lavoro. «Secondo me – spiega Rodella – il fine ultimo dell’arte è il dialogo, vorrei che alla visione di questa mostra il crescendo di emozioni che ogni volta si manifesta riesca ad aprire una solenne conversazione con la bellezza, con la preziosità del fare. I ragazzi dell’Accademia che sono venuti a trovarmi in questi giorni sono rimasti sorpresi del tempo che impiego per realizzare le mie opere, sono la manifestazione più concreta dell’avversione che la nostra società contemporanea rivolge alla “perdita” di tempo impiegato nel fare. Questo modus operandi, secondo la mentalità vigente, è antieconomico e antisociale dal punto di vista produttivo perché oggi si consuma tutto rapidamente e un impiego così spropositato di tempo è deleterio. Io invece penso che sarebbe bello poter recuperare questa preziosità del fare, dedicando all’opera tutto il tempo di cui necessita, che sia uno o più anni. L’arte va fatta non attraverso un pensiero economico ma attraverso un pensiero di qualità, deve essere in grado di suscitare emozioni. Al giorno d’oggi si è persa la capacità di incantarsi di fronte a un’opera d’arte: ricorrente è la frase “è interessante” ma non si riesce a districare il groviglio di emozioni che sta alla base dell’ammirazione. È per questo che in mostra ho voluto che un’area fosse dedicata alla “didattica”, perché se abbiamo la conoscenza di quello che sta dietro alla costruzione dell’opera riusciamo ad amarla di più, a capire lo sforzo e il sacrificio continuo che sono intervenuti nella sua creazione. Ogni piccola cosa cela tanto lavoro e impegno, solo con la sua comprensione possiamo apprezzare dettagli che a prima vista appaiono insignificanti. Anche quando giro le città, viene spontaneo pensare che tutto sia nato con facilità, ma non so che non è così, dietro ci sono secoli di sacrifici». Olt-realismo è qualcosa che «va oltre alla realtà singola nella ricerca profonda di un significato». Secondo Rodella è «un realismo da virgolettare perché all’interno dell’opera si respira la libertà di chi cerca all’interno dell’arte concetti desunti dall’attualità. I contenuti di questo processo sono contemporanei per cui anche se si trovano riferimenti storici al mondo barocco o classico l’arte andando oltre questo realismo esula da ogni classificazione». L’artista non ha un modello predefinito, l’intera “scuola” dell’arte gli ha fornito insegnamento. «Non riuscirei a dare una preferenza a un artista oppure un altro – spiega Rodella – ogni espressione storica dell’arte ha la sua magia, il suo universo di perfezione. Se io sfoglio un libro di storia dell’arte resto puntualmente incantato dai primitivi, così come dai greci e dagli egiziani, attraverso ogni epoca con ammirazione. Noi italiani poi, con il Rinascimento, siamo stati promotori di una rinascita dell’arte potentissima, non ci sono parole per descrivere le caratteristiche sublimi degli artisti che si sono succeduti nel corso dei secoli». Per la prima volta in mostra sono esposti “I due ladroni”, una delle ultime creazioni di Rodella realizzate con una tecnica scultorea assolutamente nuova in cui il marmo è stato “incassato”. «Questo percorso artistico è stato molto lungo e difficile – spiega Rodella – ho impiegato tre anni per riuscire a completarle, anche perché dovevo sperimentare nuove tecniche e vedere se riuscivano a trovare una felice realizzazione dal punto di vista tecnico. Alla fine sono riuscito a creare quello che volevo, il concetto che viene espresso è quello della misericordia dei due ladroni che, in assenza di Cristo, rappresentano l’umanità che viene posta di fronte alla sofferenza. Uno dei due si ritira in una composizione anatomica che indica turbamento, è la strada della rabbia. L’altro, invece, si pente e si converte prima di morire: sono due diverse espressioni di quello che il cuore dell’uomo porta dentro di sé, ira o riconoscenza». All’inaugurazione della mostra, il pubblico ha dimostrato molto entusiasmo, l’artista riesce a commuovere per l’intensità delle emozioni che offre sul “piatto” dell’arte. Aperta fino al 17 febbraio, “Olt-realismo” è una rigorosa via artistica che sonda la sfida alla materia per cercare di immettervi il senso della condizione umana.

Camilla Bottin

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