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  08/05/2022            21:30
Van Der Graaf Generator

Van Der Graaf Generator


I Van Der Graaf Generator arrivano a Padova


Peter Hammill (chitarra e voce), Nick Pearne (organo) e Chris Judge Smith (batteria) sono tre studenti dell’Università di Manchester quando, nel 1967, formano una band di ispirazione jazz e blues battezzandosi Van Der Graaf Generator (storpiatura involontaria del nome di un apparecchio destinato alla produzione di elettricità statica). Hammill emerge subito come figura guida del gruppo, che presto cambia completamente connotati (Pearne sostituito da Hugh Banton, Guy Evans in vece di Smith, con l’aggiunta di Keith Ian Ellis al basso) e grazie all’incontro con il giornalista Tony Stratton-Smith (che ne diventa il manager) si procura i primi contatti nel mondo del music business. Un primo singolo per la Polydor, tuttavia, deve essere repentinamente ritirato dal mercato per i precedenti impegni contrattuali che il vocalist aveva assunto con la Mercury. L’escamotage adottato per uscire da un vicolo cieco che rischia di portare la band a un prematuro scioglimento prevede la registrazione di un album solo da parte di Hammill, AEROSOL GREY MACHINE, con l’aiuto degli altri membri dei Van Der Graaf: alla fine tuttavia il disco uscirà (per la Mercury, e inizialmente nei soli Stati Uniti) a nome di tutto il gruppo.

Poco dopo, e proprio per trovare uno sbocco discografico al successivo THE LEAST WE CAN DO IS WAVE TO EACH OTHER, Stratton-Smith lancia una sua etichetta, Charisma Records, che farà sensazione negli anni a venire tanto per il caratteristico logo (il cappellaio matto di “Alice nel paese delle meraviglie”) che per la politica artistica basata sul lancio e la promozione di artisti originali e innovativi come i Genesis, i Lindisfarne e il gruppo comico dei Monty Python: al secondo album dei Van Der Graaf, che inaugura il catalogo, prendono parte i nuovi membri della band, il bassista Nic Potter (subentrato al posto di Ellis) e David Jackson, flautista e sassofonista che col suo stile liberamente ispirato a quello del jazzista Roland Kirk fornisce uno dei tratti più caratteristici al suono inconfondibile della formazione inglese, ispirata da ardite fusioni tra canzone d’autore, rock, jazz e musica classica e dalla cupa, visionaria poetica in stile science fiction di Hammill, assai originale anche come cantante. La repentina scalata al gotha dell’emergente movimento progressive rock è testimoniata dalla partecipazione di Robert Fripp, leader dei King Crimson, ai successivi H TO HE, WHO AM THE ONLY ONE e PAWN HEARTS, che grazie a brani poi divenuti classici del genere come “Killer” e “Lemmings” ottengono soprattutto in Italia un successo imprevedibile: nel 1971 proprio PAWN HEARTS arriva addirittura al numero uno delle nostre classifiche di vendita stazionando a lungo in vetta.
E’ il momento di massimo fulgore, con il gruppo assestato nella sua formazione migliore e capace di fare a meno di uno strumento considerato quasi imprescindibile nel rock come il basso elettrico, sostituito dalla pedaliera dell’organo. Altrove, e soprattutto in patria, l’accoglienza è tuttavia molto più tiepida che dalle nostre parti: cosicché, dopo la pubblicazione di un album strumentale inciso in Italia da Jackson, Banton ed Evans con la partecipazione dell’ex Nic Potter accanto a Led Curtis e Piero Messina (THE LONG HELLO, 1974), Hammill decide di concentrarsi su una prolifica e duratura carriera solista che continua tuttora.
I rapporti tra lui e gli altri Van Der Graaf restano amichevoli, e non passa molto tempo prima che il quartetto decida di riprovarci: tra il 1975 e il 1976 escono in rapida successione tre album, GODBLUFF, STILL LIFE e WORLD RECORD, testimonianze di uno stile fattosi più asciutto e meno avventuroso rispetto a qualche anno prima.
Successivi, ulteriori avvicendamenti in formazione (se ne vanno prima Banton e poi Jackson, torna Potter, arrivano il violinista Grahame Smith degli String Driven Thing e poi il violoncellista Charles Dickie) segnalano l’instabilità ormai ingestibile del gruppo, che chiude la prima fase di carriera dando alle stampe un live, VITAL, nel 1978. Negli anni a venire Hammill, Jackson, Banton ed Evans si ritrovano a suonare insieme in diverse occasioni, ma per una reunion in piena regola bisogna attendere il 2005: con un doppio e convincente nuovo album di inediti, PRESENT, nel carniere, il quartetto classico dei Van Der Graaf si imbarca in un tour europeo che a giugno tocca anche l’Italia (Milano e Roma) con grande successo.

La data di inaugurazione alla Royal Festival Hall di Londra, il 6 maggio, diventa un doppio cd dal vivo e una testimonianza storica, dal momento che poco dopo Jackson abbandona di nuovo e gli altri decidono di proseguire come trio, pubblicando TRISECTOR (nel 2008) e A GROUNDING IN NUMBERS (nel 2011).

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Geox,     Padova
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