



I delfini di Maria Rosaria Armano
Pubblicato il 22 Settembre 2015È uscito a ottobre dell’anno scorso per i tipi della Cleup il romanzo “adriatico” di Maria Rosaria Armano, scrittrice, interprete e traduttrice di Cittadella. Milena Bauer, insegnante con segrete aspirazioni avventuristiche, viene spedita dal regime fascista a lavorare in Dalmazia, con sede nella Zara dai mille palazzi veneziani. La sua conoscenza della lingua dalmata la porta così ad essere «prigioniera di un mondo bambino» in una terra che vive ancora la nostalgia per l’imperatore Cecco Beppe. Il regime austro-ungarico, mera «amministrazione paternalistica di governo» ora cede il posto al governatorato di Gombo, amico del padre di Milena, ex spia, che deve ora barcamenarsi tra le rivolte slave e la piccola corte di funzionari romani facente capo a Roma. Milena, durante una cena a casa del governatore, riceve l’invito a lavorare nella Sacods, chiamata con scherno dall’amica Siglinde la «fabrica de la spuza», come traduttrice. La ragazza, che non riesce ad amare la razza delle mogli ed è in tutto e per tutto una “zitella”, incapace di provare anche solo il desiderio di sposarsi, è entusiasta della nuova avventura: ad avvicinarla a questo mondo sono amministratori e avvocati padovani, città della sua infanzia. Gombo la porta con sé nei suoi incontri, ad impressionare Milena è la conoscenza di Ante Pavelič, il “Poglavnik” dell’autoproclamato “Stato indipendente della Croazia”. L’uomo le appare a prima vista «una persona sporca» nonostante la dolcezza appaia la sua caratteristica più evidente. In questa serie di intrighi, Milena si innervosisce moltissimo, in quanto può assistere e vivere le sorti della Dalmazia solo come spettatrice. Nel frattempo, teatro delle reali vicende storiche, è la fabbrica della Sacods in cui vengono catturati i delfini che danno il titolo al libro, il cui corpo viene smembrato per utilizzi industriali. Gli «occhi dolci e disperati sul muso insanguinato» di uno dei tre mammiferi esposti sulla piazza fa venire il freddo dentro a Milena. In quella città, «spruzzata dal mare», bella quanto Venezia e forse di più, si vivono, con lontano eco, tutte le tragedie del XX secolo, è una zona “specchio” della fase critica che sta attraversando in quel momento l’Europa. Lo stile di Maria Rosaria Armano è grave, ricorda da vicino una cronaca: le storie, legittimate da questo tono, si ammantano di verità, vivono nella mente del lettore con una serietà inaudita. È facile entrare nella Storia, se questa viene trattata come Storia, ovvero come un passato da analizzare con autorevolezza: solo lì, secondo la Armano, possiamo trovare nuove risposte per il presente.
Camilla Bottin

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