Nudo alla Meta

11 Luglio 2014 By Elena Bottin

Prima periferia di Padova, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Gervasio, modesto contabile in una grossa ditta (produttrice di turaccioli), fa condurre alla propria famiglia una vita di ristrettezze, motivo di continue recriminazioni da parte della moglie Cosma, proveniente invece dalla ricca borghesia terriera; unico suo pensiero, accasare decentemente la figlia Bice con Zelindo, il cui padre è un astuto uomo d’affari, il cavalier Onofrio. Proprio la mattina in cui questi – per altro contrario al fidanzamento – fa la prima visita ai Cristofoletti, Gervasio rientra a casa sconvolto: ha smarrito una grossa busta con dieci milioni in contanti (circa 300 mila euro di oggi!) che stava per depositare in banca. O meglio, egli afferma di averla smarrita; ovvero teme gli sia stata rubata a sua insaputa, perché non ricorda nulla di cosa gli sia successo da quando si è allontanato poco prima da casa, al culmine dell’ennesima discussione con la moglie. Tra i presenti comincia a serpeggiare la convinzione che, dopo trent’anni di grigia esistenza, Gervasio voglia prendersi una rivincita, simulando il fatto per appropriarsi del denaro. Anche un antiquario, l’indomani, letta sul giornale la notizia dello “smarrimento” dell’ingente somma, viene a proporgli un subdolo piano di riciclaggio… All’improvvisa constatazione del dubbio di disonestà nei suoi confronti, Gervasio non resiste, decidendo d’impeto il suicidio (fortunatamente sventato). Il gesto, che mette di nuovo in crisi tutta la famiglia, è talmente efficace che lo stesso titolare della fabbrica rinuncia a perseguire il dipendente, d’altronde alle soglie della pensione, dopo una vita lavorativa ineccepibile; e, con una transazione “alla pari”, gli conferisce pure una medaglia, riconoscendo la sua integrità morale. Ma non finisce lì, perché la busta coi soldi…