
Maratona di New York
30 Ottobre 2014Maratona di New York di Edoardo Erba è uno dei testi teatrali contemporanei più rappresentati al mondo. Una sfida fisica (oltre che verbale) per tutti gli attori che l’hanno portata in scena, impegnati a correre per l’intera durata della pièce. Un’autentica prova di resistenza per Cristian Giammarini, apprezzato interprete di scuola ronconiana, e Giorgio Lupano, artista che si muove con disinvoltura tra teatro, cinema e televisione (campione d’ascolti su Raiuno con “Paura d’amare”). Il testo racconta la storia dell’amicizia fra due personaggi, il forte e il debole, uniti dalla fatica. Ma inevitabilmente, sul palco, racconta anche la storia dell’amicizia fra i due attori che condividono la sfida di recitare correndo. È uno spettacolo da vedere sul palcoscenico. Perché farne una lettura significa solo evocare questo processo sportivo, questo sudore e questa fatica. I due personaggi, Mario e Steve, sostenuti dalla leggerezza e dalla vivacità dei dialoghi, dipanano le loro esistenze scanditi da un tempo sospeso, che senza obbedire alle regole consuete ci mette di fronte alla precarietà dell’essere umano. In oltre 20 anni dal suo debutto, avvenuto nel 1993, si sono alternate tante coppie di attori, tutti bravi per volontà, impegno e talento, che si sono passate il testimone come in una staffetta. Chi di loro è stato il più bravo? Domanda inutile. Se c’è stata gara, è stata gara leale, corsa nella corsa. Traguardo senza podio, o anzi con un podio ad un solo gradino, che premierà tutti.