Le avventure di Numero Primo

17 Novembre 2017 By Elena Bottin

Un racconto di formazione che ha come protagonisti Ettore, fotografo, e Nicola, il figlio adottivo arrivato via Internet che si fa chiamare Numero Primo. Lo spettacolo, prodotto da Jolefilm, sarà in cartellone fino a domenica 26 novembre.

Venerdì 24 novembre alle 17.00 al Teatro Verdi, incontro con il pubblico.

 Marco Paolini e Gianfranco Bettin sono partiti da alcune domande: Qual è il rapporto di ciascuno di noi con l’evoluzione delle tecnologie? Quanto tempo della nostra vita esse occupano? Quanto ci interessa sapere di loro? Quali domande ci poniamo e quali invece no a proposito del ritmo di adeguamento che ci impongono per stare al loro passo? Quanto sottile è il confine tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale? Se c’è una direzione c’è anche una destinazione di tutto questo movimento?

Raccontare storie ambientate nel futuro prossimo è un esercizio confinato in un genere: la fantascienza. Esiste una tradizione di fantascienza in letteratura e nel cinema ma a teatro non è molto diffusa. Per tagliare la testa al toro conviene subito dire che Numero Primo è un esperimento di fantascienza narrata a teatro, ma che agli autori non piace chiamarla così. Numero Primo è una storia che racconta di un futuro probabile fatto di cose, di bestie e di umani rimescolati insieme come si fa con le carte prima di giocare. Numero Primo è anche il soprannome del protagonista, figlio di Ettore e di madre incerta. Ma anche le cose e le bestie hanno voci e pensieri in questa storia. Il padre impara a conoscere un po’ alla volta, assieme allo spettatore, le singolarità di questo bambino, il suo approccio al mondo e i suoi poteri nascosti. Ma scoprirà anche le minacce che si addensano sulla loro testa, al punto da stravolgere la sua vita. Ettore farà di tutto per proteggere quel figlio che, nonostante gli somigli così poco, diventerà la sua principale ragione di vita.

Lo spettacolo si affianca – con una “personalità” e un linguaggio del tutto autonomi, come tengono a sottolineare i due autori –  al romanzo, scritto sempre a quattro mani da Paolini e Bettin, e pubblicato nei giorni scorsi da Einaudi con il medesimo titolo.