Aviatori – Viaggio per tre clown

18 Giugno 2014 By Elena Bottin

Inventarsi come sopravvivere nei momenti più critici fa parte dell’istinto dell’uomo.
Perché si è costretti.
Far fronte a periodi storici che mettono a repentaglio il sostentamento quotidiano sta alla triste creatività del lavoratore. Si rischia, si coglie l’attimo, ci si mette in discussione con coraggio.
E a volte nel re-inventare se stessi si cambia la storia di tutti.
L’aviatore del dopoguerra. Un caso curioso. A che scopo poter volare ancora? Cosa rimane ad un uomo la cui professione appresa perde il suo scopo?
L’uomo si svaluta. Tocca il fondo. E deve risalire.
Molti aviatori per sostentamento erano costretti a dar vuoto spettacolo della loro arte. Ma l’uomo non smette mai di mettersi alla prova. L’impulso di cercare un senso è innato, e in questi casi limite lo si trova solo nella sfida. Così nel 1927 il giovane Charles Lindbergh, solo, a bordo del biplano “Spirito di St. Luois”, contro la natura, contro gli scarsi mezzi tecnici e contro il comune buon senso riuscì a compiere il primo volo sopra l’oceano Atlantico. Divenne un eroe. Altri prima di lui morirono per la stessa impresa.
La follia visionaria dei pionieri della tecnica rende possibile l’irraggiungibile.
L’impresa titanica del giovane aviatore ispirò anche Bertolt Brecht, che nel ’28 fece del volo di Lindbergh un radiodramma didattico. Si dà il via al progresso in aviazione, e il volo diventa così metafora dell’avanzata tecnologica in tutti i campi.
Noi abbiamo inventato Charlie, Lindy e Bleriot, tre improbabili meccanici, che in clima di disoccupazione rievocano, o forse rivivono, l’avventura del famoso aviatore. Una sorta di tre clown, se guardiamo il lato surreale di un’impresa rocambolesca condotta coi più grotteschi mezzi di fortuna. I tre, imprigionati nel vortice inarrestabile del progresso tecnico cui non riescono più a sottrarsi, vedono le loro fatiche e i loro sforzi diventare un altro strumento della società, pronta ad eliminare il “vecchio” per far strada sempre al “nuovo”.
Come fosse tutto un loro gioco, ricco di travestimenti, canzoni e paradossi comici, i tre meccanici entrano ed escono a piacere dalla storia, distruggono e ricostruiscono il loro rudimentale apparecchio valutando sempre quanto sia conveniente proseguire. Non si perde in questo modo la finalità didattica ereditata da Brecht, che attraverso la magica fantasia dei clown dà voce a tutti gli antagonisti dell’aviatore, dagli elementi naturali ai vari membri della società.
Riscriviamo la scena ispirati dall’autore tedesco, ma arrivando all’oggi, scomodando perfino Steve Jobs, il più noto dei pionieri moderni. Creando quindi dei ponti tra la storia passata e il nostro presente volgiamo uno sguardo ironico, ma interrogativo, verso il pericoloso e irresistibile “non-raggiunto-ancora”.