Arancia Meccanica

29 Ottobre 2014

Lo spettacolo è l’adattamento teatrale dello stesso Burgess del proprio romanzo A Clockwork Orange pubblicato nel 1962 e tradotto poi in linguaggio cinematografico da Stanley Kubrick nel celeberrimo Arancia Meccanica del 1971. Prodotto da Teatro Bellini di Napoli e Teatro Nazionale del Mediterraneo, lo spettacolo è interpretato da Alfredo Angelici, Marco Mario De Notaris, Martina Galletta, Stefano Gavasso, Alessio Piazza, Daniele Russo e Paola Sambo e resterà in scena fino al 9 novembre.
«Ho deciso di fare il delinquente e odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età.» Riccardo III
Note di regia
Arancia meccanica rappresenta uno dei romanzi distopici meglio rappresentativi nel suo genere, non meno visionario e lungimirante di un altro classico come 1984 di Orwell, con cui, in modo non casuale, esistono diverse convergenze. A distanza di 51 anni dalla prima pubblicazione del romanzo ci si rende conto di quanto Burgess avesse saputo guardare anche oltre il suo tempo, presagendo, attraverso la storia di Alex e dei suoi amici drughi, una società sempre più incline al controllo delle coscienze ed all’indottrinamento di un “pensiero unico”. Se negli anni Sessanta quei temi stavano appena cominciando a diventare materia di argomento e riflessione, oggi siamo tutti molto più consapevoli del tentativo di controllo delle coscienze a cui noi tutti siamo sottoposti. Il film di Kubrick del 1971, ha saputo tradurre perfettamente il mondo descritto da Burgess, facendo della versione cinematografica di Arancia Meccanica un caposaldo della cinematografia di tutti i tempi. Un film che ha lasciato un segno tale da scoraggiare l’idea di una messinscena. Tuttavia, quando ho letto l’adattamento che lo stesso Burgess ha elaborato a suo tempo per il teatro, sono rimasto sorpreso e coinvolto dalla sua completa autonomia drammaturgica. Nella prima parte al linguaggio originale e caratterizzante dei 4 drughi, il Nadsat (uno slang inglese con influenze russe inventato dallo stesso Burgess) si alternano canzoni in versi corredate di libretto e spartito, aspetto che almeno nella struttura, se non nel contenuto, mi ha fatto pensare ad un testo brechtiano. Trovando nella parte musicale uno degli elementi distintivi dell’opera, è stato naturale pensare ad un musicista fuori dagli schemi, prorompente ed originale, un musicista che in qualche modo somigliasse ad Arancia Meccanica, Marco Castoldi in arte Morgan. Così come nel romanzo la storia viene raccontata in prima persona da Alex, il capo carismatico dei drughi, nella messinscena tutto sarà vissuto come se ci trovassimo in un suo incubo. Ragion per cui, visioni, musiche, ritmo saranno scanditi dal sentire del protagonista. La scena sarà una scatola nera al cui interno si materializzeranno le visioni di Alex, installazioni di arte contemporanea che si autodistruggeranno nella scena successiva. Un mondo rarefatto e onirico in cui però avvengono cose reali. In cui ad una causa corrisponde sempre un effetto. La sottile linea di confine fra bene e male, il rapporto fra vittima e carnefice, la connessione fra la violenza del singolo individuo e quella della società saranno i temi che vorrò portare in evidenza.
Gabriele Russo