Abdullah Ibrahim
19 Ottobre 2013Nato a Cape Town nel 1934, il suo vero nome è Adolphe Johannes Brand. Dal 1949 ha lavorato come musicista professionista con il nome di Dollar Brand. Suonare durante il periodo dell’apartheid in Sud Africa non è stato certo facile, e tuttavia Dollar Brand è rimasto nella sua terra fino ai primi anni ’60, collaborando con la grande Miriam Makeba.
Nel 1965 è stato scoperto da Duke Ellington, successivamente il trionfo al Newport Jazz Festival l’ha definitivamente collocato tra i migliori musicisti jazz. È stato un membro dell’avanguardia newyorkese, ha suonato con Ornette Coleman e John Coltrane, ha perfezionato le sue doti di improvviszione ed ha intrapreso un cammino spirituale che dura fino ad oggi. Ha sempre mantenuto i suoi forti legami con l’Africa ma, contemporaneamente, ha anche cercato alleanze in Europa e Asia. Si è convertito all’Islam nel 1968 e ha preso il nome di Abdullah Ibrahim, che nel corso degli anni ha sostituito gradualmente quello di Dollar Brand.
Durante gli anni ’70 e ’80, è stata la figura di spicco per l’integrazione del jazz africano. Basta ricordare album come Echoes From Africa (1979, in duo con Dyani) o African Marketplace (1980) che descrive il profondo legame tra il jazz americano e le radici della musica africana, una cosa impensabile fino ad allora. L’abolizione dell’apartheid è stata una liberazione per Abdullah Ibrahim che ha anche suonato in occasione dell’insediamento di Nelson Mandela come presidente nel 1994.
Il suono di Abdullah Ibrahim è di una chiarezza quasi sbalorditiva: improvvisa, senza sovrac-caricare il suo intelletto o quello di chi ascolta. La sua formula semplice è “niente mente”. I pezzi sono insolitamente brevi per un concerto jazz, ma nel loro insieme questi frammenti produ-cono un flusso di coscienza che inizia molto prima della prima nota e non termina con l’ultima. La disinvoltura di Ibrahim, il suo intimo rapporto con il suono uniscono la saggezza di un vecchio sciamano all’insaziabile curiosità di un bambino