Cirinnà Quartet feat. Dino Rubino

29 Novembre 2012

Nella musica e nell’arte in generale, ci sono figure di artisti che per molto tempo restano nascoste alla più ampia platea degli appassionati, sviluppando il proprio percorso nell’ambito di quegli scenari “locali” magari vivacissimi e interessanti, ma lontani dai riflettori della scena principale. Rino Cirinnà – quarantasettenne sassofonista radicato a Canicattini Bagni – è uno di questi e non casualmente proviene dalla Sicilia, da sempre terra di grande fermento jazzistico, dove fioriscono talenti precocissimi, ma nel cui seno si “nascondono” anche non pochi musicisti di valore, che quando raggiungono la piena maturità espressiva sbocciano improvvisamente sulla più generale scena jazzistica nazionale.
 Dino Rubino, che della Sicilia rappresenta la parte dei talenti precoci, suona il piano (ma è anche trombettista)  con quella discontinuità di articolazione che viene proprio da pianisti come Hill (peraltro, in maniera del tutto naturale e non in seguito all’ascolto della musica del compianto artista afroamericano), unita all’amore per altri grandi esponenti del piano jazz anni ’50 e ’60, da Kelly a Evans e Hancock.
Lucio Terzano, che è parte importante della storia italiana del contrabbasso jazz contemporaneo, possiede sia uno walkin bass di rara consistenza, sia un’imprevedibile libertà di movimento; il suo suono rotondo, caldo, pastoso si integra perfettamente con le dinamiche della batteria di Tony Arco, che come gli altri componenti del quartetto coniuga la profonda conoscenza del passato jazzistico con le pratiche contemporanee. Tra i batteristi delle ultime generazioni, è raro trovare una così efficace rielaborazione della linea afroamericana della batteria jazz.
Se uniamo tutti questi fattori, possiamo quindi chiudere il cerchio intorno al mondo musicale di Cirinnà, frutto maturo di una pianta che ha le radici negli anni ’60, ma i cui rami producono foglie che rispecchiano l’attuale pensiero jazzistico. [..Maurizio Franco]