Antonio Zago

11 Aprile 2012 By

La genesi formativa di Antonio Zago non può quindi prescindere dall’eredità di questo straordinario corredo cromosomico che è nell’aria stessa che il pittore respira. La prospettiva di indagine che l’artista padovano mette in campo, nella definizione pittorica di uno spazio emotivo strutturato sulla luce e sul colore, si palesa attraverso un formulario linguistico referenziato dal più complesso versante non figurativo dell’arte italiana del XX secolo, quello che sin dall’immediato dopoguerra vede nel capoluogo lagunare un centro di eccellenza di esigenze nuove e moderne, attraverso l’ azione di rinnovamento espressivo svolta dalle sue celebri Biennali, la spinta propulsiva dell’Accademia, la fattiva operosità di qualificate gallerie, di collezionisti e di mecenati straordinari come Peggy Guggenheim. In particolare, si pensi alle conferme giunte, dalla Biennale del 1948 e dal quella del 1952, alle istanze artistiche di sperimentazione offerte dal Fronte Nuovo delle Arti rappresentato da Cassinari, Guttuso, Morlotti, Pizzinato, Santomaso, Vedova, Leoncillo e Viani, e dal Gruppo degli Otto, di matrice astratto-concreta, costituito intorno alla personalità di Lionello Venturi e formato dagli artisti Birolli, Corpora, Morlotti e Santomaso, che avevano già manifestato nella compagine precedente la necessità di forme nuove ed astratte, insieme a Turcato, Vedova, Afro e Moreni.