Palazzo della Ragione
4 Aprile 2013– Struttura: Chiamato dai padovani il Salone, perché il suo piano superiore è costituito da un’unica grande sala, fu sede dei tribunali della città fino al 1797, anno della caduta della Repubblica Veneta. Fu innalzato nel 1218, sotto il potere del Podestà Giovanni Rusconi: aveva pianta romboidale, tetto a spiovente, due scale a giorno, un piano ammezzato e il piano superiore suddiviso in tre ambienti. Nel XIV sec. furono aggiunte da Fra’ Giovanni degli Eremitani le due logge sui fianchi e l’attuale copertura; fu eliminato il piano ammezzato; il piano superiore fu affrescato da Giotto a tema astrologico. Nel XV secolo furono aggiunte le loggette al pianterreno presso le facciate meridionale e settentrionale.
– Al piano terra presenta ancor oggi decine di “botteghe” sotto i due lunghi corridoi voltati a crociere, che hanno dato vita ad un pittoresco mercato coperto, a completamento degli antichi mercati ospi tati nella Piazza delle Erbe ed in quella della Frutta, sulle quali si affaccia l’edificio.
– Elementi di rilievo presso le facciate: presso la facciata settentrionale, sul pilastro d’angolo in prossimità della Scala degli Uccelli, sono incise nei conci alcune antiche misure padovane; la facciata occidentale, nell’attuale via Fiume, è resa vivace da stemmi, scudi e dal Pogg iolo dei Bandi. Qui vi è la targa che attribuisce a Pietro Cozzo l’erezione del Palazzo. Loggia meridionale: sono rimasti integri affreschi a soggetto floreale di epoca carraresePresso la facciata meridionale, sotto le logge al pian terreno quattro iscrizioni presso i civ. 37-39. In prossimità della copertura, spiccano un grande orologio quattrocentesco ed una meridiana.
– Decorazione interna: nel 1420 un incendio distrusse il ciclo giottesco. La decorazione interna, fu rifatt a da due pittori tardo-gotici, Nicolò Miretto e Stefano da Ferrara, che ne rispettarono la tematica originale che doveva illustrare i principi dell’astrologia di Pietro d’A bano. Gli animali che decorano la parte bassa si riferiscono ai seggi dei giudici.
All’interno, tra gli elementi di maggior rilievo vi sono la Pietra del Vituperio, su cui venivano fatti sedere i debitori insolventi prima di essere cacciati dalla città; il grande Cavallo Ligneo, fatto realizzare da Annibale Capodilista per una giostra poi donato dalla famiglia alla città; e una serie di epigrafi commemoranti grandi personaggi della città.
STRUTTURA ARCHITETTONICA
STRUTTURA ORIGINARIA
Esterno: l’originaria struttura aveva pianta romboidale e tetto a spiovente. Tra il piano terreno e quello superiore c’era un piano ammezzato illuminato da monofore, di cui sono ancora visibili quelle murate sulla facciata orientale. Sulle facciate del piano superiore, ripartite da lesene e da due ordini di archetti pensili, si apriva una luminosa serie di bifore. Due coppie di scale a giorno e quattro porte completavano l’aspetto esterno dell’edificio, merlato alla guelfa.
Il pianterreno, dove ora vi sono le botteghe sotto il “Salone”, era caratterizzato da un muro spesso due metri che attraversava longitudinalmente la lunghezza della fabbrica, ed era interrotto all’altezza del sottopassaggio che unisce le due piazze. Due alti muri innestati perpendicolarmente a quello longitudinale salivano a dividere in tre locali il piano superiore e a sostenere il culmine del tetto. Due porticati correvano e paralleli alla lunghezza delle due fronti principali. Risalgono a questo periodo le testine romaniche scolpite sugli stipiti degli archi d’accesso al mercato sotto il Salone.
Il piano superiore era suddiviso in tre sale. Le pareti di quella di mezzo, la più ampia e di pianta rettangolare, in origine erano nude; vennero successivamente dipinte con figure di animali, insegne relative a ciascun tribunale e facilmente riconoscibili anche dal popolo min uto.Le due sale adiacenti erano entrambe di pianta trapezoidale: quella sul lato orientale era adibita, in parte a cappella dedicata a san Prosdocimo (per la celebrazione quotidiana della messa), in parte a due tribunali, del “Sigillo” e del “Maleficio” (delitti commessi all’interno della città); quella occidentale ospitava le prigioni, l’alloggio del custode, la camera dei Cattaveri (magistratura preposta all’esazione delle imposte). Gli altri sedici tribunali erano distribuiti intorno alle pareti della sala di mezzo, al cui centro era collocata, la pietra del vituperio.
Pianta: si ritiene che la forma romboidale dell’edificio, sia dovuta alle particolari condizioni del terreno (attraversato da un canaletto interrato prima di cominciare i lavori di costruzione del Palazzo); ma non manca chi ne dà una giustificazione di natura astronomica: secondo Sertorio Orsato, la forma romboidale sarebbe stata preferita perché cogli angoli segnava due orienti e due occidenti del sole, quello d’estate e quello di inverno, ma anche perché rompesse i venti “che nelle nostre zone sono particolarmente rumorosi”
RIFACIMENTO NEL XIV SECOLO
Tra il 1306 e il 1308, Frà Giovanni degli Eremitani, architetto ed idraulico, ideò una nuova copertura a forma di carena di nave rovesciata. Demolito il vecchio coronamento a merli gue lfi, sopraelevò le muraglie di otto metri ingrossandole e incurvandole opportunamente aggiungendo all’altezza di quattro metri delle robuste staffe di circa 70 cm. di supporto, sulle quali impostò il suo aereo tetto provvisto di costoloni, di doppia copertura, con un’intercapedine di 60 cm e nel quale si aprono sette lucernari lungo ciascuno dei lati maggiori, due ciascuno quelli minori. Undici robuste catene rinserravano e consolidavano la struttura. Furono ridotti a bassi tramezzi i muri divisori delle tre sale. E’ datata 1309 l’aggiunta delle logge a due ordini sovrapposti che corrono lungo i fronti settentrionale e meridionale del Palazzo. Risalgono a questo periodo le decorazioni floreali a fresco della loggia meridionale. Furono in seguito create le quattro scale laterali (degli Uccelli o Osèi e dei Ferri sul lato orientale, del Vino e delle Erbe sull’altro).
IL XV SECOLO: (STRUTTURA ATTUALE)
Il 2 febbraio 1420 un terribile incendio (ricordato da una lapide presso la parete orientale) distrusse i
solai e il tetto, spezzò e contorse le catene, scrostò le pareti, infranse parecchie colonne delle logge. I prescelti per il restauro, come ricorda la suddetta lapide, furono Bartolomeo Rizzo, ingegnere navale, esperto nella costruzione di Carene, e un Penzino o Pecino, architetto bergamasco civile e militare. Purtroppo, la cassa di pioppo, conservata presso il Palazzo del Podestà, che per ordine dei deputati ad utilia, (secondo un ordine del 28 gennaio 1435) avrebbe dovuto conservare i documenti relativi all’opera di ricostruzione del Salone, scomparve.
LA STRUTTURA ARCHITETTONICA RISULTA OGGI COSÌ VISIBILE
– Al pianterreno fu abolito il solaio del piano ammezzato e sostituito dal sistema di volte attualmente visibile nei due corridoi longitudinali del pianterreno. Sotto gli archetti si conservano affreschi di epoca carrarese, scampati ai rifacimenti operati dai veneziani dopo il 1420. Sugli stipiti degli archi d’accesso al mercato sotto il Salone sono scolpite delle testine romaniche risalenti al XII secolo.
Le botteghe interne ancora di proprietà comunale, sono disposte in due file contigue; quelle esterne sono di proprietà privata.
– All’esterno: furono aggiunte le loggette per offrire passaggio più comodo ai pedoni contro le intemperie. Questo nuovo portico, che al centro, presso il sottopassaggio di comunicazione fra le due piazze, si ornava di due ghimberghe gotiche, col suo tetto smorzava le arcate di quello di Frà Giovanni, recando un sostanziale immiserimento di queste ultime.
– La facciata occidentale, nell’attuale via Fiume, è resa vivace da stemmi, scudi, dal busto di Tito Livio e dal Poggiolo dei Bandi. Qui vi è la targa che attribuisce a Pietro Cozzo l’erezi one del Palazzo.
– Presso la facciata meridionale, sotto le logge tra i civici 37 e 39 al pian terreno, sono visibili delle interessanti iscrizioni. Quattro presso il civ. 37-38 e una presso il civ. 39
Prima: 1686, liberazione di Buda dopo 145 anni di occupazione turca. Elencati i protagonisti: Pietro (Papa Innocenzo XI); Marco (Marcantonio Giustinian, doge di Venezia); Leopoldo (Leopoldo I d’austria); Fede (forse la Fede, o Federico Hoenzollern elettore del Brandeburgo)
Seconda: 1574 Passaggio di Enrico III di Valois per Padova, nel suo viaggio dalla Polonia alla Francia
Terza: 1607 fine dell’interdetto lanciato da Papa Paolo V alla Repubblica di Venezia
Quarta : 1651 una riga molto usurata con una data: 9/8/1651 corrisponde alla data di pubblicazione della Ducale, con cui si annunciava la vittoria veneziana contro i Turchi del 10/7/1651
Presso civ. 39: 1574 La visita di Enrico III, famoso per le guerre di religione, dovette fare molto effetto presso i padovani, tanto che l’iscrizione del civ. 37 è stata ripetuta al civ. 39, probabilmente da un bottegaio che voleva lasciarne memoria.
Presso la facciata meridionale, in alto prossimità della copertura: un grande orologio meccanico risalente alla fine del 1400, uno più antichi d’Italia, il cui meccanismo- che necessitava di carica quotidiana- è stato sostituito con uno moderno. Nella parte destra della facciata un orologio solare: da un foro al centro della facciata corrispondente- all’interno del palazzo – alla bocca di una maschera metallica a forma di sole, proietta sul pavimento la sua luce, colpendo a mezzogiorno di ogni giorno dell’anno una linea di marmo nero inserita nel pavimento. La meridiana solare, fu eseguita nel 1761, ma pochi anni dopo qualcuno si accorse che – per un errore di calcolo dei progettisti – “andava avanti” di qualche minuto.
– Nelle sale superiori furono abbattuti i tramezzi divisori, soppressa la cappella (trasferita nel Palazzo degli Anziani): si aumentò cosi di dimensioni eccezionali la sala, che divenne maestosa.
– Il tetto fu ricostruito riprendendo l’originaria struttura
– Loggia settentrionale: (si affaccia a Piazza della Frutta) riccamente decorata, si raggiunge salendo dalla Piazza delle Erbe attraverso la “Scala dei Ferri”. I timpani delle quattro porte ospitano ognuno un bassorilievo: Pietro d’Abano (che reca un’iscrizione in latino a ricordo della postuma assoluzione dall’accusa di eresia); il giureconsulto Giulio Paolo; il teologo Alberto Eremitano; lo storico latino Tito Livio. I quattro rilievi sono stati attribuiti ad uno scultore affine al fiorentino Pietro Lamberti e furono collocati nel Salone dopo l’incendio del 1420.
RIMANEGGIAMENTI DEL FRA IL XVIII E XIX SECOLO
– Il 17 Agosto del 1756un turbine sradicò tre quarti della volta. Il governo della Serenissima e il Comune provvidero subito al restauro concluso nel 1759 dall’architetto Bartolomeo Ferracina che aumentò a venti il numero delle catene di ferro dell’ingabbiatura della volta e ricostruì con i pezzi originali la merlatura di sapore orientale. A ricordo di tale evento restano delle iscrizioni spontanee: una presso un capitello in piazza della frutta (in prossimità della scala degli Osei), e un’altra sul fusto di una colonna presso il portico settentrionale in Piazza dei Signori (presso il civ. 39-40). Il salone fu usato come tribunale fino al1 1797 anno della cessione della Repubblica di Venezia all’Austria, in base ai termini del trattato di Campoformio.
– Nel febbraio del 1888 una commissione comunale propose una serie di provvedimenti di restauro che si protrassero fino al 1894, e che si risolsero nelle fasciature metalliche assicurate alle grosse catene antiche.
DECORAZIONE INTERNA
DECORAZIONE PITTORICA
“E’ una limitazione dell’infinito che alla natura dell’uomo è più consentanea della vastità del firmamento. Questa ci trasporta fuori del nostro Io, quella ci costringe a ripiegarci intimamente in noi stessi” (Goethe).
TEMA PORTANTE: a Giotto era attribuita la decorazione della volta (1315-1317) di Giovanni Eremitano, ornata con fondo turchino a ricordo di un cielo stellato e forse con i simboli dei sette pianeti: a causa dell’incendio del 1420, tali affreschi furono perduti.
La zona inferiore è affrescata con figure di animali, insegne dei dischi (o tribunali); vi sono poi le virtù cardinali, le tre teologali, santi e protettori vari di Padova.
In quella superiore divisa in tre fasce, il ciclo simbolico, ispirato alla dottrina astrologica di Pietro d’Abano, che indica l’influenza dei corpi celesti sulle inclinazioni dell’individuo e sulle attività umane.
Sono poi inseriti alcuni monumenti commemorativi (sulla parete occidentale Monumento a Sperone Speroni, a Tito Livio, a Lucrezia degli Obizzi; sulla parete orientale, monumento a Belzoni); un’epigrafe a Papa Pio VI. Infine di notevole interesse il grande Cavallo ligneo presso la parete occidentale; la pietra del vituperio presso quella orientale, e il sole dorato presso la parete meridionale, che a mezzogiorno colpisce sul pavimento una lunga asta meridiana graduata.
ZONA SUPERIORE è stata decorata dal padovano Nicolò Miretto, da Stefano da Ferrara e da ignote maestranze. Altri rifacimenti, inserti e restauri risalgono al 1608, 1744, e, ad opera di un Francesco Zannoni, al 1762. Secondo la dottrina del tempo, la coincidenza dell’influenza del Pianeta e del Segno dello Zodiaco nel giorno della nascita determinavano il carattere dell’individuo. Ovviamente la lettura era in chiave cristiana secondo la concezione astrologica della Divina Commedia: la Provvidenza subordinava il moto degli astri all’azione delle gerarchie angeliche, tuttavia qui l’interven to della Provvidenza è raffigurato attraverso la rappresentazione dei Dodici Apostoli e da altri quadri di soggetto sacro. Queste figurazioni sarebbero state tratte dall’Astrolabium Planum di Pietro d’Abano, allora maestro in cattedra presso l’Università di Padova.
Il tema astrologico è ripartito in dodici compartimenti, suddiviso ciascuno in tre fasce di nove riquadri. Ogni compartimento reca varie raffigurazioni:
– Un Apostolo
– Il mese (curioso lo scambio erroneo tra la rappresentazione di Settembre –contadino che raccoglie la frutta- ed Agosto- contadino che vendemmia)
– Il segno dello zodiaco
– Il Pianeta (si osservi Venere, trasfigurata nella Madonna col Bambino nel 2° compartimento, e la rappresentazione Pagana del 7°)
– Una o più costellazioni
– Le occupazioni tipiche di ogni mese
– La rappresentazione emblematica delle inclinazioni e dell’indole dell’uomo nato sotto l’influenza di quel pianeta. (presso il 10° compartimento nel riquadro superiore all’immagine di Saturno, è ancor visibile una scena di amanti ai quali fu sovrapposta l’immagine di una donna)
E’ abbastanza facile riconoscere gli apostoli, i mesi e i pianeti; altri riquadri sono invece di significato oscuro.
I dodici compartimenti non sono tutti contigui:
– Dopo i primi due, segue, con l’Apostolo Giovanni, un gruppo di undici riquadri di soggetto sacro, di cui alcuni della fascia superiore illeggibili per guasti, e il Simbolo della Teologia (figura muliebre su una ruota). Altri riquadri rappresentano: sacrifici ebraici e cristiani, atti di devozione, storie della Redenzione, la crocifissione e il noli me tangere
– Tra il quinto e il sesto compartimento è inserita l’immagine di S. Marco Evangelista
– Tra l’undicesimo e il dodicesimo compartimento, dipinta sopra la porta che immette al Palazzo municipale è inserita l’“Incoronazione della Vergine” uno degli affreschi più importanti della Sala della Ragione. Secondo alcuni anche questa è da attribuirsi al Guariento, secondo altri è di de rivazione altichieresca o di un collaboratore di Giusto dè Menabuoi
Apostolo |
Mese |
Segno |
Pianeta |
Costellazione |
Occupazione del mese; |
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1 |
S. Andrea |
Marzo Figura che soffia sui corni |
Ariete Posizione di ascesa, esercita forte influsso |
Marte Guerriero seduto su un trono |
Ercole e Aghirone |
Occupazioni del mese. Figurazioni dell’influenza di Marte alla lotta e alla violenza: inclinazioni che possono essere favorite, attenuate o contrastate dagli influssi dell’Ariete rappresentato in posizione ascendente, dal momento cioè in cui più forte è il suo potere | |
2 |
S. Giacomo Maggiore |
Aprile Giovane donna che reca due ramoscelli fioriti |
Toro |
Venere Trasfigurata nella Madonna con il Bambino. |
Cefe, Cassiopea, Andromeda, Boote e un vento (figura alata) |
Figurazioni dell’influenza di Venere che inclina all’amore, alla lussuria alla vita gaia: inclinazioni che per l’influsso del Toro ascendente possono volgere la natura umana alla lotta, alla malvagità, alla rapida dissipazione dei beni della giovinezza. | |
Segue con l’Apostolo Giovanni un gruppo di undici riquadri di soggetto sacro, di cui alcuni della fascia superiore illeggibili per guasti e il simbolo della Teologia (figura muliebre su una ruota). Altri riquadri: sacrifici ebraici e cristiani, atti di devozione: storie della Redenzione, la crocifissione. |
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3 |
S. Filippo |
Maggio Giovane cavaliere che galoppa portando un ramo fronzuto |
Gemelli |
Mercurio Geometra dalla lunga barba curvo sopra una sfera |
Equus minor |
Figurazioni dell’influenza di mercurio che protegge i lavori donneschi e lo studio delle arti occulte. Il comparto è gravemente danneggiato. | |
4 |
S. Bartolomeo |
Giugno Contadino intento a mietere il grano |
Cancro |
Luna Donna seduta su un carro |
Plastrum e Centauro |
Figurazioni dell’influenza della luna, dominatrice delle acque che favorisce i viaggi di mare di terra, il nuoto e in genere tutte le opere aquarum. Altri riquadri sono piuttosto danneggiati e di significato oscuro. | |
5 |
S. Matteo |
Luglio Contadino in veste succinta che batte il grano |
Leone |
Sole Figura maschile mitrata su un carro |
Ara e del Drago |
Figurazioni dell’influenza del sole che favorisce le scienze sacre e profane, la meditazione e promette fama e gloria nel segno del leone, non rappresentato, a causa di restauri in posizione ascendente. | |
Tra il quinto e il sesto compartimento è inserita l’immagine di S. Marco Evangelista |
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6 |
S. Tommaso |
Agosto Contadini intenti alla vendemmia |
Vergine Giovane donna che reca nelle mani delle spighe |
Mercurio Studioso di Astronomia seduto in cattedra di fonte ad una sfera |
Canis Major, Canicula, Boves oratorii |
Figurazioni emblematiche del molteplice influsso esercitato da Mercurio sulla natura umana: sulle opere di ingegno e della mano, sulle arti liberali, sui lavori donneschi, sulla mercatura | |
7 |
S. Giacomo Minore |
Settembre Contadino che raccoglie la frutta |
Bilancia |
Venere Venere pagana, seminuda con specchio e anello |
Dracon (serpente) |
Figurazioni femminili dell’influsso di Venere nel segno della Libra. Quattro geni alati di oscuro significato completano il compartimento | |
8 |
S. Simone |
Ottobre Barbuta figura maschile che reca due coppe di vino spillate dalle vicine botti |
Scorpione |
Marte Spostato dalla sua sede ed inserito nel successivo compartimento del mese di Novembre, raffigurato come guerriero a cavallo in atto di combattimento |
Plaustrum e Orse |
Figurazioni dell’influenza esercitata da Marte nel segno dello Scorpione, inclinazioni al combattimento, alle armi all’amore incauto, al dominio | |
9 |
Giuda |
Novembre Contadini intenti al pascolo del maiale |
Sagittario Centauro molto deteriorato |
Giove Vecchio seduto con scettro e globo |
Centauro e bootes |
Occupazioni Venatorie; Figurazioni inclinazioni: alla religione, allo studio, alla dignità, alla nobiltà, ma anche ad una sfrenatezza che può indurre alla indisciplina e al cattivo esito delle imprese | |
10 |
S.Mattia |
Dicembre Contadini intenti a squartare il maiale |
Capricorno |
Saturno |
Lira, corona, aquila, serpente, cammello |
Occupazioni Venatorie; inclinazioni ai lavori manuali e campestri, alla solitudine e alla meditazione, alla impudicizia e alla crudeltà. Interessante la coppia di amanti ricoperta poi con l’immagine di una donna. | |
11 |
S. Pietro |
Gennaio Famiglia che si riscalda al fuoco di un camino |
Acquario |
Saturno Seconda raffigurazione, collocato nel mese di Febbraio, e rappresentato in un riquadro minore come uomo nudo appoggiato ad una zappa ed intento a specchiarsi |
Cigno, Flavius, Canis Latrans, Gallina, Leopardo |
Figurazioni dell’influenza di Saturno: inclinazioni alle arti meccaniche manuali, tendenza alla tristezza, alla vita solitaria e contemplativa. Completa il compartimento la figura di un angelo ad ali tese, con i simboli del pastorale e della chiesa relativi all’apostolo Pietro | |
Tra l’undicesimo e il dodicesimo compartimento, dipinta sopra la porta che immette al Palazzo municipale è inserita l’incoronazione della Vergine uno degli affreschi più importanti della Sala della Ragione. Vi si rilevano punti di contatto con l’affresco dello stesso tema dipinto nella lunetta del sarcofago della Volpe al santo e con l’incoronazione già nella chiesa di S. Agostino e passata poi frammentaria agli Eremitani e attribuita al Guariento.Secondo alcuni anche questa è da attribuirsi al Guariento, secondo altri è di derivazione altichieresca o di un collaboratore di Giusto di Menabuoi |
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12 |
Febbraio contadino intento a potare la vite |
Pesci |
Giove Sovrano seduto in trono dai bracciali a forma di aquila con scettro e globo |
Altare, Pegaso, Capra, Navis+due oscure |
Inclinazioni alla dignità sacerdotale, ad atti di fede e di carità, ma anche in contrasto con la natura di Giove, all’ozio, al gioco, all’instabilità | ||
ZONA INFERIORE
Cosi ripartita:
– Nell’angolo a sinistra della parete orientale ci sono le Virtù,
– Nella parete occidentale le Arti Liberali,
– Nella parete settentrionale le Arti Meccaniche.
Tra la parete superiore e inferiore non sembrano esserci molti collegamenti, se non qualche richiamo all’astrologia: alcuni Dottori della Chiesa appaiono sotto i compartimenti di Sole e di Mercurio, cioè di pianeti favorevoli ai dotti e alle opere di ingegno; altri dottori si trovano sotto il dominio di Saturno, protettore degli anacoreti.
Rappresentazioni di animali: si alternano alle figure di Santi e Virtù. Non hanno alcun rapporto con l’astrologia, ma servivano distinguere i seggi giudiziari. Ognuno di questi animali reca ai piedi una sentenza ammonitrice. Si alternano inoltre qua e là, nella stessa zona, stemmi ed iscrizioni di argomento storico dettate nel 1866 da A. Cavalletto.
Giudizio: presso la porta della parete occidentale. Appare evidente la presenza di Jacopo d’Avanzo, per parecchie analogie con le tecniche pittoriche usate nell’oratorio di S. Giorgio e nel ritratto di Petrarca presso la sala dei Giganti al Liviano. Il riquadro non ha alcun rapporto con il resto degli affreschi, se non quello di essere un giudizio tenuto davanti ai tribunali del salone. Si è anche pensato che in esso si sia voluto raffigurare il giudizio di assoluzione dall’accusa di eresia pronunciato dopo la condanna e la morte di Pietro d’Abano, ma può trattarsi anche di una scena finalizzata a rappresentare una riunione di studiosi di diritto. L’affresco, risalirebbe al settimo od ottavo decennio del Trecento.
Raffigurazioni della Virtù: (la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza, la Temperanza, la Fede) opere di Giusto de Menabuoi, sono collocate dopo la porta che immette nel Palazzo Municipale, e si collegano con quelle della parete Meridionale dove sono rappresentate la Speranza e la Carità. E’ evidente l’affinità con le frammentarie rappresentazioni delle Virtù e delle Arti Liberali presso la Cppella Cortelleri, all’interno della Chiesa degli Eremitani.
ALTRI ELEMENTI DI RILIEVO
PARETE MERIDIONALE
Sole dorato: curioso rilievo che lascia passare attraverso la bocca il raggio di sole che a mezzogiorno colpisce sul pavimento una lunga asta meridiana graduata realizzata nel 1761 da Bartolomeo Ferracina.
PARETE OCCIDENTALE
Cavallo Ligneo: l’iscrizione latina lo attribuisce a Donatello, ma il cavallo fu eseguito su commissione di Annibale Capodilista, per una pubblica giostra nel 1466, l’anno cioè della morte di Donatello, che aveva lasciato Padova da tredici anni. Il cavallo modellato ad imitazione di quello del Gattamelata (di fronte alla Chiesa del Santo), è un’imponente scultura lignea. La testa venne rifatta unitamente alla coda da un intagliatore, Agostino Rinaldi, sec. XIX.
Monumento a Sperone Speroni, opera firmata dello scultore Padovano Marc’Antonio Sordi, su ordinazione del Comune, eseguita l’anno dopo la morte del letterato padovano (1588).
Monumento a Tito Livio: in realtà una lapide funeraria di un liberto Tito Livio Halys, rinvenuta in seguito ad alcuni scavi eseguiti presso la chiesa di Santa Giustina. Scambiata per quella del grande storico padovano, venne qui collocata come prezioso documento in un’elegante incorniciatura architettonica: due bronzetti (Minerva e l’Eternità); la Lupa Romana tra il Tevere e il Bacchiglione; stemmi del pod. Dofin e del Cap. Matt. Dandolo nello zoccolo; un’ iscrizione di Lazzaro Bonamico. Ai lati del monumento fregi con stemmi e medaglioni dipinti il 1512.
Busto di Lucrezia Dondi-Orologio, gentildonna padovana moglie di Pio Enea degli Obizzi, uccisa quarantaduenne nel 1654 da un giovane che tentò di usarle violenza. L’autorità delle famiglie Obizzi e Dondi-Orologio, spiegano la decisione del comune (1661) di dedicarle questo ricordo pubblico. Il monumento è opera di Matteo e Tommaso Allio e reca accanto al busto di Lucrezia, le statue della Pudicizia e della Fedeltà.
Porta verso le Debite: metteva in comunicazione mediante un volto, con la prigione delle Debite. Sopra un architrave, fiancheggiata da stemmi e sormontata da una specie di urna, un’iscrizione latina ricorda l’intervento di Alfonso d’Aragona, e del suo Ambasciatore Antonio Beccatelli (detto Panormita): dopo il rinvenimento presso S. Giustina di un’urna contenente delle ossa ritenute di Tito Livio, il Panormita, allora a Venezia, ottenne dal Senato Veneto una parte dell’avambraccio destro dello scheletro per conservarlo a Napoli.
PARETE ORIENTALE
Pietra Del Vituperio è una sorta di sedile in pietra a forma di vaso sul cui orlo superiore corre un’iscrizione: “lapis vituperii et cess. bonor.” Nel Marzo del 1231 il comune di Padova, spinto anche da Sant’Antonio, abolì la prigione per i debitori insolventi sostituendola con questa specie di berlina. Il debitore spogliato delle vesti, dei calzari, della cuffia e del cappello, restando in camicia e in mutande (al tempo lunghe braghe di tela leggera) di fronte ad almeno cento persone, doveva salire e battere tre volte le natiche sulla pietra pronunciando le parole “cedo bonis” (rinuncio ai miei beni). Quindi veniva espulso dalla città. L’uso di tale berlina durò a Padova fino al XVII secolo. Da qui il detto veneto “restare in braghe de tea (= di tela)”, cioè “rimanere al verde”.
Porta Praetorei, immette, attraverso il “Volto della Corda”, nel Palazzo Municipale. Incorniciata con un contorno ogivale in conci di marmo bianco e rosso, reca sull’architrave un medaglione (opera del canoviano Rinaldo Rinaldi) con la rappresentazione di Belzoni, viaggiatore e pioniere dell’archeologia egiziana.
Ai lati della porta due statue egizie di granito, raffiguranti Sekmet, dono del Belzoni al Comune di Padova, qui collocate per disposizione del donatore nel 1819.
Infine, verso l’angolo, monumento a ricordo delle accoglienze tributate a Vittorio Emanuele II il 17/11/1866.
LA ZONA INFERIORE
Parete Meridionale
(partendo dal lato est -opposto al cavallo ligneo-)
La Speranza, la Carità, S. Francesco, S. Domenico; Rappresentazione emblematica del comune in signoria (donna che offre ad un gruppo di persone un ramo con un frutto di limone); Tribunale dell’Aquila.
Sopra la prima porta: S. Antonio, Tribunale dell’Orso, Tribunale del Pavone; Il giudizio di Salomone; Tribunale del Porco, Tribunale del Cervo (sembra un Ariete).
Sopra la seconda porta: S. Daniele protettore della città; Tribunale della Volpe; Tribunale del Lupo; S. Tommaso; Tribunale del Cammello e Tribunale Drago con due Teste (Antico simbolo di Padova).
Parete Occidentale
In due Fasce: Maria Vergine, figura di un Santo, figura di un Vescovo, S. Sebastiano, (attribuito a Domenico Campagnola) S. Tommaso, figura di Vescovo, San Tommaso, figura di Vescovo, Stemma di San Marco, San Paolo, figura di Vescovo, San Gregorio Magno.
Sopra la porta: figura di vescovo.
Presso la porta: affresco del giudizio.(vd sopra)
Parete Settentrionale
(partendo dal lato ovest -dalla parte del cavallo ligneo-)
La Speranza, la Carità, S. Francesco, S. Domenico; Rappresentazione emblematica del comune in signoria (donna che offre ad un gruppo di persone un ramo con un frutto di limone); Tribunale dell’Aquila.
Sopra la prima porta: S. Antonio, Tribunale dell’Orso, Tribunale del Pavone; Il giudizio di Salomone; Tribunale del Porco, Tribunale del Cervo (sembra un Ariete).
Sopra la seconda porta: S. Daniele protettore della città; Tribunale della Volpe; Tribunale del Lupo; S. Tommaso; Tribunale del Cammello e Tribunale Drago con due Teste (Antico simbolo di Padova).
Parete orientale
S.Sebastiano; S. Cristoforo, S. Giorgio, due altre figure di Santi. Tribunale del Maleficio
Nel riquadro della fascia inferiore: S. Veronica, la Crocifissione.
Dopo la porta che immette nel Palazzo municipale: Virtù (la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza e la fede) di Giusto de Menabuoi
C’è discordanza fra quanto descritto alla fine dell’articolo circa la posizione dei TRIBUNALI e quanto descritto nei cartelli affissi alle pareti sotto gli affreschi Ad esempio il Tribunale del Leone è posto, nell’articolo, all’inizio della parete sud, mentre nel cartello è all’inizio della parete nord; inoltre nei cartelli e, credo, nella realtà, non c’è traccia del Tribunale della Pantera.
Mi servirebbe il posizionamento esatto dei Tribunali.
Grazie
Abbiamo fatto alcune verifiche e rettificato l’elenco dei Tribunali. Ringraziamo per l’attenzione.