Stage internazionale di fonetica correttiva verbo-tonale

3 Agosto 2015

La lingua coinvolta, non importa a quale grado di conoscenza, è il francese. Il percorso formativo, completamente gratuito, è aperto per qualche sessione di alcune ore, durante la settimana dal 24 ai 28 agosto, a persone di qualsiasi età o nazionalità, anche se l’obiettivo di coinvolgere più orizzonti linguistici possibili spinge gli organizzatori a desiderare un incremento di iscrizioni da parte di stranieri. Al momento, grazie alla pubblicità fatta sul sito di Progetto Giovani, sono arrivate parecchie richieste di partecipazione da parte di italiani interessati a perfezionare la propria pronuncia grazie al metodo verbo tonale. Una comunicazione orale di qualità, infatti, è il primo passo per garantire un’interazione efficiente tra persone di nazionalità diverse. I docenti di francese che si sono iscritti con l’obiettivo di perfezionare la tecnica con cui migliorare la pronuncia degli studenti stranieri sono dodici: è a loro che il corso è particolarmente rivolto, grazie alla partecipazione allo stage padovano saranno in grado di proporre, in futuro, risposte didattiche coerenti e adatte ai diversi tipi di studenti. Tra gli esperti che formeranno i docenti di francese iscritti allo stage figura Magali Boureux della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici CIELS, la intervistiamo per scoprire di più sul corso.

Come intende strutturare lo stage e in cosa consiste il metodo di apprendimento verbo-tonale che verrà adottato? 
Lo stage è strutturato in tre tipologie di momenti complementari per obiettivi e metodologia:
1) un seminario teorico e metodologico, volto ad approfondire le definizioni della metodologia verbo-tonale di integrazione fonetica e i processi specifici di correzione e integrazione fonetica con il metodo verbo-tonale.
2) un seminario pratico di una durata di 22 ore. Al centro della formazione, sarà dedicato alla pratica della metodologia verbo-tonale con tre tipi di attività:
correzione simulata dove i formatori fanno sentire e analizzare la pronuncia di persone straniere che parlano francese, fanno identificare gli «errori» fonetici, li fanno analizzare e fanno identificare i modelli fonetici da proporre per migliorare la discriminazione delle caratteristiche del francese e favorire la corretta pronuncia dei tratti in questione.
correzione applicata in classi di lingua francese create ad hoc per la formazione. Persone non francofone (italiane e di altre origini linguistiche!) sono state invitate per fare la parte degli studenti desiderosi di migliorare la propria pronuncia e imparare qualche frase in francese.
brainstorming. I docenti di francese possano confrontarsi con i formatori sulla loro progressione nella formazione ed elaborare schede pedagogiche sugli errori incontrati e corretti.
3) un seminario sul lavoro fonetico. Ritmo, intonazione, gestualità, affettività, cultura sono alcuni dei parametri da prendere in considerazione dell’attività svolta in classe. Il terzo seminario è dedicato ad un approfondimento degli aspetti coinvolti nella comunicazione orale che, utilizzati a buon fine, favoriscono l’integrazione fonetica.
Il metodo verbo-tonale, che verrà adottato nel corso dello stage, è stato elaborato a partire dagli anni 1950 da Petar Guberina, professore e direttore del laboratorio di fonetica dell’Università di Zagabria (Croazia). In poche parole, il metodo si basa sul fatto che, quando parliamo una lingua straniera, immettiamo nella nostra pronuncia le caratteristiche fonologiche della nostra lingua madre. Questo perché, nel processo di acquisizione della nostra lingua madre, abbiamo imparato prestissimo ad interpretare e categorizzare i suoni, i ritmi e le intonazioni con cui siamo sempre stati a contatto per velocizzare e rendere più efficiente la nostra comunicazione con i nostri pari. Quando siamo confrontati poi a una lingua straniera, la nostra “sordità fonologica” sviluppata per via dell’abitudine dell’interpretazione fonetica basata sul sistema fonologico materno induce a trasformare il sistema utile alla comunicazione in lingua straniera. È così che la nostra pronuncia delle lingue straniere lascia trasparire le caratteristiche fonologiche della propria lingua madre. Ed è anche così che, al contrario, riconosciamo l’origine linguistica delle persone con cui parliamo perché non si riescono ad adattare alle specificità della nostra lingua. Il ruolo del formatore è quello di analizzare gli errori prodotti dagli studenti e proporre modelli da ripetere che siano modificati in modo da favorire la percezione, la discriminazione e l’acquisizione delle specificità della lingua. L’attività si presenta come un “botta e risposta” in cui, al momento, senza far intellettualizzare la tipologia degli errori agli studenti, il formatore:
– identifica e analizza gli errori prodotti su vocali, consonanti, ritmo o intonazione per capire che tipo di deviazione dal modello ha prodotto lo studente;
– cerca come contrastare questi errori in termini percettivi, articolatori o di tensione all’interno;
– propone un nuovo modello ad hoc che lo studente ripetere avvicinandosi al modello iniziale in modo che riesca ad integrare, categorizzare e interpretare le caratteristiche fonetiche come specifiche della lingua straniera in modo sempre più autonomo. Il ruolo dello studente, al contrario, è quello di ripetere i modelli proposti dai docenti nel modo più autentico possibile, un po’ come lo fa il bambino che impara la lingua madre: sbaglia, sente la formula corretta proposta dall’adulto e la ripete. Nel caso delle lingue straniere, le difficoltà riguardano le caratteristiche da integrare a partire da uno schema fonetico già fossilizzato, quindi si tratta di aprirsi a nuove caratteristiche fonetiche e di integrarle nella produzione orale. L’attività di ripetizione si svolge in un’atmosfera empatica e gradevole al fine di evitare di generare inibizioni che rischierebbero di alterare la qualità della pronuncia. A mano a mano, le correzioni proposte e ripetute permettono allo studente di integrare in modo inconscio le caratteristiche corrette. Progressivamente lo studente comincia a correggersi da solo fino a quando integra la formula corretta e la adopera senza riflettere, in piena autonomia.

Mi racconti un po’ di Lei, che percorso professionale ha seguito prima di “approdare” alla Scuola Superiore per Mediatori lingustici CIELS? Come si è trovata a Padova?
Spinta dalla mia passione per la lingua italiana, ho deciso di laurearmi in Lingua e civiltà italiana nel 1999, e poi in Didattica del francese come lingua straniera (FLE) a Tolosa, nel 2001 per poter dopo andare ad insegnare la mia lingua in Italia. La parte del corso di laurea che riguardava l’insegnamento della pronuncia del francese agli studenti stranieri mi aveva aperto gli occhi sulle ragioni per cui mi piaceva così tanto parlare italiano: mi sembrava di cantare una lingua straniera molto musicale. Essendo musicista (ho suonato l’arpa per 9 anni), ho capito l’importanza di lasciarsi portare dal ritmo e dall’intonazione della lingua straniera per migliorare la pronuncia in lingua straniera. Così è nato in me il desiderio di permettere ai miei studenti di provare il piacere, la gioia, l’ebbrezza di “cantare” il francese, non solo con un accento corretto, ma anche con il ritmo e la musicalità adatti. Al fine di approfondire l’argomento ho conseguito il master in Scienze del Linguaggio, e subito dopo svolto un dottorato di ricerca in cotutela in Scienze del linguaggio presso l’università di Tolosa e in Scienze Cognitive presso l’Università degli Studi di Padova. Finito il dottorato nel 2006, da una parte mi sono dedicata a lavori di ricerca sulla cognizione del linguaggio e della musica in lingua madre e in lingua straniera e sulle interferenze fonetiche e linguistiche tra le due lingue. Da un’altra parte, ho dedicato parte del mio tempo ad attività di insegnamento del francese, di formazione in fonetica correttiva per i docenti di lingua, di traduzione dall’italiano al francese e alla scrittura in lingua francese e italiana. Svolgo ora le attività di insegnamento presso la SSML CIELS (lingua e traduzione) e l’associazione Alliance Française di Padova (lingua e linguistica) per la quale sono responsabile della comunicazione. Queste attività di insegnamento, di traduzione e di formazione in fonetica mi permettono di diffondere la mia lingua e la mia cultura e di generare un’interazione tra la ricerca e la pratica. La scrittura è per me un modo per diffondere le mie ricerche. Mi permette anche di migliorare le competenze a cui voglio far pervenire i miei studenti, e di vivere un momento ricreativo in cui faccio conoscere la cultura e l’arte di Padova e della basilica di sant’Antonio ai lettori dell’edizione mensile francese del Messaggero di Sant’Antonio (Le Messager de Saint Antoine). La mia storia con Padova ha avuto inizio con il primo convegno a cui ho partecipato durante il mio Master, nel 2002. Organizzato dall’Università di Padova, mi ha fatto conoscere professori del posto che mi hanno consigliato di fare domanda presso il Dipartimento di Psicologia per svolgere un dottorato in cotutela con una prospettiva cognitiva complementare a quella linguistica e didattica che già stavo approfondendo.

Camilla Bottin