P.C.R. Per colpa ricevuta, due favole per adulti
29 Ottobre 2012Barbara Codogno sigillava il suo Cosa sognano le donne (ed. Cleup, collana Vicoli) con una promessa al figlio: avrebbe scritto delle favole, con tanto di spade e cavalieri. Ne Il tuffo – ambientato tra Inghilterra e Sicilia ai primi del Novecento – una governante, in un percorso à rebours della memoria, indaga sul misterioso suicidio del rampollo di una nobile famiglia. Ne La Tara – ambientato tra Polonia e Austria nel 1600 – un ragazzo cerca di fuggire da un gemello mostruoso e da genitori lestofanti che derubano e avvelenano gli avventori della loro locanda ai piedi dei Monti Tatra. La fuga precipiterà il protagonista in una Vienna ammorbata dalla peste. Il filosofo René Girard afferma che alla violenza – e quindi alla necessità di un capro espiatorio – non c’è scampo. Per Codogno non è affatto così. Per colpa ricevuta riflette sull’eredità della colpa che ci spinge a un comportamento culturalmente violento, perpetrato quasi per inerzia. Per Codogno il libero arbitrio – che presuppone una scelta di coraggio e generosità – interrompe di fatto il circolo vizioso della violenza. Le favole, anche quelle per adulti, presuppongono un lieto fine. E così è. Perché anche alla violenza c’è rimedio. Basta fare la scelta giusta.
Introduce: Saveria Chemotti, Università di Padova, direttrice collana “Vicoli”
Interventi di: Fabio Grigenti, Guido Bartorelli, Università di Padova
Letture di Fabio Gemo, antropologo e regista