La mia vita a impatto zero

16 Novembre 2012

Perché si può vivere senza sprechi e rispettando se stessi e il pianeta, gli altri e persino gli animali, divertendosi anche moltissimo. In famiglia, con gli amici e persino con gli amanti. Girare in bicicletta, invece che in automobile. Usare le candele in romanticissime cenette vegetariane, foriere di seduzioni irresistibili. Oppure, se si è radicali come Paola, a staccare del tutto il contatore, invitare gli amici a giocare in salotto con un maglione in più, inventarsi il nuovo frigorifero nell'intercapedine della porta di una bellissima casa di ringhiera, portare il proprio figlio in gita sul camion della spazzatura per controllare il ciclo dello smaltimento della raccolta differenziata. A Milano. Perché si può vivere a 'impatto zero' anche in una metropoli. Filiera corta, frutta e verdura a km zero, niente fragole a dicembre, pannelli fotovoltaici, lampadine a basso consumo, pannolini riutilizzabili e addio all'auto. E allora un metodo diviene filosofia di vita e allude a tutta la sua storia. Quella di una ragazza siciliana che cresce in un quartiere dove è normale dare fuoco alla spazzatura e ai cassonetti in una cultura dove la criminalità mafiosa incrocia lo spregio e lo sfregio dell'ambiente.