La battaglia di Stalingrado

7 Novembre 2012

Stalingrado, l’odierna Volgograd, fu teatro della più lunga e sanguinosa battaglia della seconda guerra mondiale, uno scontro che durò dall’estate del 1942 all’inverno del 1943. Il 22 novembre, per quasi trecentomila uomini della Wehrmacht e dei suoi alleati, chiusi in una sacca dalle armate sovietiche, iniziò un tragico conto alla rovescia. Il freddo, la fame, la sete, le malattie uccisero più tedeschi degli attacchi russi. La città divenne un incubo, un cumulo di macerie, un inferno: ogni ferita era a rischio d’infezione, la sopravvivenza una sfida quotidiana. Il 2 febbraio del 1943, contravvenendo all’ordine del Fuhrer di resistere a ogni costo, si arresero in centoventimila: di questi solo seimila tornarono a casa dopo una lunga detenzione, durata per alcuni tredici anni. Dopo oltre cinque mesi di battaglie, il mattatoio contava più di un milione e mezzo tra morti e feriti, dall’una e l’altra parte. Dei settantasette soldati italiani che avevano partecipato all’assedio se ne salvarono soltanto due. Con la sconfitta di Hitler e dei suoi eserciti nella battaglia di Stalingrado, ebbe finalmente inizio il cruento tracollo del Terzo Reich.
Alfio Caruso nasce a Catania nel 1950. Dopo la laurea esordisce nel giornalismo scrivendo per Il Corriere della sera e nel 1974 si ritrova ad essere tra i fondatori del Giornale. Negli anni ’80 lavora al Corriere e alla Gazzetta dello sport, rispettivamente come caporedattore e vicedirettore, e nel 1995 diventa co-direttore del Messaggero, mentre nel 1996 è direttore editoriale della Nazione – Resto del Carlino – Giorno. Parallelamente alla sua carriera giornalistica sviluppa una carriera letteraria scrivendo romanzi thriller e saggi sulla storia italiana e sulla mafia. Ha pubblicato le sue opere con Leonardo, Rizzoli, Longanesi, Einaudi e Neri Pozza.